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Anziani lasciati morire senza cure, otto indagati nella casa di riposo degli orrori di Rodano

Sono otto le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta sulla struttura assistenziale per anziani di Rodano, nel Milanese, “Sereni Orizzonti”: si tratta di due imprenditori, una dipendente amministrativa, quattro medici e una infermiera accusati di maltrattamenti nei confronti degli ospiti della struttura. In particolare al centro dell’indagine c’è la morte sospetta di sei degenti che secondo alcune testimonianze sarebbero deceduti a seguito di carenza di cure del personale sanitario.
A cura di Chiara Ammendola
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Immagine di repertorio
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Anziani lasciati soli, senza cure né terapie, da parte di chi invece avrebbe dovuto prendersi cura di loro. Accade nella casa di riposo "Sereni Orizzonti" di Rodano, in provincia di Milano, al centro di una lunga indagine da parte dei carabinieri di Pioltello e della Compagnia di Cassano d’Adda che questa mattina hanno notificato un "avviso di conclusione delle indagini preliminari" emesso dal procuratore di Milano Danilo Ceccarelli nei confronti di otto persone: due imprenditori, una dipendente amministrativa, quattro medici e una infermiera, per tutti l'accusa è di maltrattamenti contro conviventi in concorso.

La morte sospetta di sei degenti

A dare il via all'indagine è stata la denuncia sporta nel novembre 2018 da due "operatrici socio-sanitarie" della rsa per episodi di "mobbing" ai loro danni da parte dell’infermiera con qualifica di capo-sala, indagata nel procedimento. Nella stessa denuncia, le due operatrici avevano manifestato i propri sospetti per la recente morte di sei ospiti della struttura, deceduti a seguito di carenza di cure del personale sanitario. Le indagini durate fino al febbraio 2019 e condotta anche con l’installazione di telecamere e intercettazioni ambientali all’interno della residenza, hanno permesso di accertare gravi responsabilità della direzione del Gruppo nell’aver accettato dal luglio 2018 (data di apertura della residenza) un numero elevato di pazienti in gravi condizioni di salute che avrebbero richiesto assistenze e cure intensive, malgrado la consapevole inadeguatezza delle risorse e delle capacità professionali del personale assunto. Tale carenza si era evidenziata specie negli orari notturni, con la presenza in numerose occasioni di due soli operatori sanitari, in nessun caso personale medico e occasionalmente personale infermieristico.

Le false dichiarazioni in merito ai decessi

Agli indagati sono stati contestati a vario titolo episodi di maltrattamenti ai danni di 22 degenti, consistiti in omesse terapie e cure mediche (come carenza di idratazione o alimentazione) nonché deliberata indifferenza verso i bisogni degli stessi, deceduti tra il luglio e il gennaio 2019 quasi tutti all’interno della rsa. Nei confronti della direttrice sanitaria pro-tempore e della capo-sala è stato contestato il reato di "falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici": secondo l'accusa avrebbero infatti falsificato in occasioni diverse i diari clinici di due degenti deceduti nella struttura, registrando circostanze non veritiere, nello specifico l'infermiera avrebbe omesso di aver effettuato una manovra di bronco-aspirazione che aveva portato al decesso di un ospite della struttura.

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