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Covid 19

Alzano e Nembro, l’ammissione dell’assessore Gallera: “Avremmo potuto creare noi la zona rossa”

Regione Lombardia avrebbe potuto istituire la zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, i comuni da cui è partito il focolaio di covid-19 nella bergamasca. “Ho approfondito e effettivamente c’è una legge che lo consente”, ha ammesso l’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, dopo settimane di polemiche in cui il governatore Attilio Fontana ha più volte affermato che la sua giunta regionale non avrebbe avuto gli strumenti giuridici per imporre le limitazioni.
A cura di Simone Gorla
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Alla fine, 32 giorni e migliaia di morti dopo quel 5 marzo, è arrivata l'ammissione. Regione Lombardia avrebbe potuto istituire la zona rossa tra i comuni di Alzano Lombardo e Nembro, centro del focolaio bergamasco del covid-19, che il governo non si decideva ad attivare. Dopo settimane di polemiche in cui il governatore Attilio Fontana ha ripetutamente affermato che la sua giunta regionale non avrebbe avuto gli strumenti giuridici per imporre le limitazioni necessarie per fermare la diffusione del virus, addossando ogni responsabilità alla Protezione civile e all'esecutivo, ora l'assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, spiega che la possibilità c'era eccome.

Zona rossa, Gallera: Eravamo convinti lo facesse il governo

"Ho approfondito e effettivamente c’è una legge che lo consente", ha detto Gallera, ad Agorà su Rai Tre. Perché allora non è stata create subito la zona rossa che avrebbe forse contenuto gli effetti tragici del contagio?  "Noi eravamo convinti che sarebbe stata attivata la zona rossa di lì a pochi minuti" e "non avrebbe avuto senso fare un'ordinanza, quando tutti i fatti concludevano che il Governo la stava facendo", ha ricostruito l'assessore.

La norma che permetteva a Regione Lombardia di intervenire

La norma di cui parla l'esponente della giunta regionale – che incredibilmente non sarebbe stata presa in considerazione fino a questo momento, almeno stando alle sue parole – è l’articolo 32 della legge 833 del 1978, il Testo Unico che regola in Italia e attribuisce le competenze legislative a Stato e Regioni in materia Sanitaria. Un articolo che al comma 1 stabilisce la possibilità per il Ministro della Sanità di emettere ordinanze urgenti in materia di igiene e sanità pubblica. Ma al comma 3, prevede che lo stesso possa essere fatto "dal presidente della giunta regionale o dal sindaco" con efficacia limitate al territorio da essi governato.

L'assessore: Avremmo potuto farla, ma abbiamo aspettato Roma

"La sera del 3 marzo io ero in collegamento con il dottor Brusaferro e ragionavamo su questa zona rossa e lui mi disse che stavano chiudendo la richiesta formale per l’istituzione della zona rossa nella bergamasca al Governo. Il 5 marzo arriva ad Alzano e Nembro un cospicuo numero di militari e, a quel punto, con anche l’indicazione dell’Istituto Superiore di Sanità, ci aspettavamo l’istituzione della zona rossa", ha ricordato Gallera. "Noi il 4 o il 5 marzo avremmo potuto farla? Sì, può essere – ha concluso – Ma aveva senso farla, quando avevamo l’evidenza che il Governo la stava per emanare?".

Un mese di rimpalli di responsabilità e inesattezze

Pochi giorni dopo un decreto del presidente del Consiglio stabiliva il lockdown di tutta la Lombardia, superando la questione della zona rossa. Ma nel frattempo erano stati persi giorni preziosi nella lotta al coronavirus. Il premier Giuseppe Conte ha rivendicato la sua scelta: "Abbiamo sbagliato o fatto bene? Riteniamo di aver agito in scienza e coscienza, ce ne assumiamo tutta la responsabilità". Il governatore Fontana ha assicurato che "se c'è una colpa, allora è di entrambi", ma ha aggiunto "io non ritengo che ci siano delle colpe in questa situazione". Ma ora alle domande che i cittadini bergamaschi di pongono – Chi ha sbagliato? Di chi è la responsabilità per quello che è accaduto – se ne aggiunge un'altra. Perché il presidente della Lombardia ha affermato per settimane che non avrebbe potuto istituire la zona rossa, se questo non era vero?

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