Ha 10 anni e picchia maestre e compagni di classe: i genitori non mandano più i figli a scuola

Non potrà che far discutere la vicenda che vede protagonista un alunno di 10 anni di una scuola elementare della zona di Merate, in provincia di Lecco dove, per protestare contro la presenza di un alunno dai comportamenti violenti, la maggior parte dei genitori ha deciso di non accompagnare i propri figli a scuola. Su 17 alunni, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera che ha raccontato per prima la vicenda, in classe si sono presentati solo in 3. Una forma di protesta estrema, perché secondo quanto raccontato dai genitori la presenza in classe del bambino sarebbe pericolosa per i propri figli. L'alunno, pur non soffrendo di nessuna patologia accertata, ha seri problemi comportamentali e a relazionarsi con i compagni e con il personale della scuola e in più di un'occasione è arrivato ad aggredire e ferite gli altri bambini, i bidelli e gli insegnanti.
La volontà condivisa da tutti sarebbe quella di aiutare il bambino a stare in classe, senza farlo sentire ancora più isolato o discriminato, ma dall'altra parte in molti sottolineano la necessità di un maggiore supporto in classe per la gestione degli accessi d'ira dello scolaro. Una situazione drammatica che le istituzioni secondo i genitori avrebbero sottovalutato costringendoli a forme di protesta radicali, come si legge nella nota che hanno inviato alla scuola:
Abbiamo deciso di non mandare i nostri figli a scuola in quanto sono impossibilitati a seguire il regolare svolgimento delle lezioni a causa di un ambiente insicuro, che non garantisce la loro incolumità. Più volte abbiamo fatto presente la gravità della situazione ai responsabili preposti, tramite lettere, incontri, richieste, ma senza aver avuto un’idonea ed adeguata soluzione.
Il Corriere riporta anche le parole del sindaco, al centro di una diatriba che vede da una parte la necessità di garantire il diritto allo studio di tutti, dall'altra l'insufficienza dell'istituzione scolastica di farsi carico di ogni tipo di problema: "Ha ragione la madre del bambino quando mi dice che anche suo figlio ha il diritto di andare a scuola come tutti. Hanno ragione i genitori degli altri alunni, che hanno paura tutte le volte in cui i loro figli varcano la porta della scuola. In istituto è presente un educatore, ma non riusciamo a trovare un insegnante di sostegno che voglia farsi carico del caso. L’ultimo ha rimesso l’incarico dopo essere stato pochi minuti con l’alunno. Stiamo lavorando per creare dei percorsi dedicati che consentano di salvaguardare i diritti di tutte le parti chiamate in causa e di tutelare i minori coinvolti in questa difficile vicenda".