Aggressione di via Carcano, il complice resta in carcere. Ai magistrati: “Credevo fosse acqua”

"Credevo fosse acqua". Ha usato queste parole per discolparsi Andrea Magnani, il complice di Martina Levato e Alexander Boettcher, la cosiddetta coppia diabolica, che lo scorso 28 dicembre aggredì con l’acido il 22enne Pietro Barbini. Un tentativo di difesa che non ha però convinto il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Gennari, che ha deciso giovedì di confermare il fermo a suo carico.
Magnani era stato fermato pochi giorni fa dai carabinieri con l'accusa di concorso in lesioni gravissime. La difesa di Boettcher aveva fin da subito fatto presente che sulla scena del crimine vi fosse una terza persona, estranea alla coppia. All’interno dell'appartamento di Magnani sono state trovate bottiglie di acido e spray urticante. Lui, però, nel corso dell'interrogatorio di mercoledì davanti al procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili e al dirigente di polizia Maria Josè Falcicchia, avrebbe ripetutamente dichiarato di "aver fatto solo un favore a un amico e di non aver immaginato la gravità di quel che stava accadendo, ma di aver capito solo dopo e di aver provato rimorso". Poco dopo, avrebbe proseguito contraddicendo la versione già considerata dagli inquirenti poco credibile e, per altro, in netto contrasto con le immagini della telecamera di sorveglianza depositate dalla difesa di Boettcher. Il giovane ha deciso di partecipare perché convinto che i due volessero fare "uno scherzo" a Barbini, per poi ammettere che l'idea dell'agguato era stata progettata dai due e di essere stato "tirato in mezzo".
Il gip: "Fatto molto grave e pericolo di fuga"
Nelle motivazione per disporre la custodia cautelare in carcere per Andrea Magnani, il gip Gennari ha parlato di un fatto "molto grave", evidenziando poi in particolare il pericolo di fuga e di inquinamento probatorio. Il gip ha poi sottolineato la contraddittorietà delle dichiarazioni rese da Magnani e la loro tendenza alla "manipolazione".
Chi è Andrea Magnani? A quanto pare il 32enne è uno stretto amico di Boettcher, con il quale andava ad allenarsi in palestra e con cui andava a ballare in discoteca. Ma il complice pare fosse stato sedotto dall’agente immobiliare, tanto da assecondare ogni sua richiesta: "Non sapevo proprio dirgli di no", avrebbe detto Magnani. Ragione per cui avrebbe eseguito la richiesta di indossare una parrucca, recarsi in un internet point ed effettuare le tre telefonate con Voip alla vittima, attirandolo nella trappola in via Carcano per la finta consegna di un pacco.
Le altre aggressioni
Oltre alla convalida del fermo, sono in corso accertamenti per capire se il 32enne bancario abbia avuto un ruolo anche nell'altra aggressione che porta la firma di Alexander e Martina: quella del 15 novembre in via Nino Bixio, quando la vittima, il fotografo G.C., riuscì proteggersi dall'acido che gli era stato scagliato addosso grazie all'ombrello che aveva portato con sé in quel giorno di pioggia. Intanto, dalle indagini in corso su Martina Levato e Alexander Boettcher, sono emersi elementi tali da ricondurre ai due anche l'aggressione a Stefano Savi, il giovane sfigurato nella notte tra l'1 e il 2 novembre in via Quarto Cagnino. Da quanto si è appreso investigatori e inquirenti avrebbero ragionevoli e fondati sospetti per ritenere la "coppia diabolica" responsabile anche di quell'agguato.