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Aggressione con acido di via Carcano, il complice confessa: “Volevano colpire altre 5 persone”

Il complice della coppia diabolica, Andrea Magnani, accusato di aver contribuito all’aggressione con acido di via Carcano a Milano, ha rivelato agli inquirenti dell’esistenza di una lista di altre cinque vittime da colpire. Tra i nomi compare Federica Barbini, sorella di Pietro, aggredito lo scorso 28 dicembre.
A cura di Federica Gullace
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Sembra non avere fine la storia di Martina Levato e Alexander Boettcher, la coppia diabolica, in carcere dallo scorso dicembre per aver aggredito con acido il 23enne Pietro Barbini. Dopo la scoperta e la cattura del terzo complice, Andrea Magnani, aumentano i dubbi riguardo alle intenzioni criminose di Martina e Alexander. Secondo quanto riferito da Magnani agli inquirenti, infatti, i due avrebbero avuto una lista di altre cinque vittime da "colpire". Insomma, una deriva criminale incompiuta, emersa a galla martedì mattina nel Tribunale di Milano, grazie all’ennesima testimonianza di Magnani.

La lista delle vittime

Dopo l'aggressione, il 28 dicembre scorso, mentre Boettcher fu subito arrestato Magnani e la Levato si misero in macchina, su una Fiat Grande Punto, dirigendosi verso Viboldone, una piccola frazione fuori Milano, lungo l’autostrada per Bologna. I due accostano, si fermano sul ciglio di quella strada, prendono i vestiti con cui avevano fatto l'aggressione, ci versano sopra della benzina e danno loro fuoco. Ma tra i resti Magnani scorge una cartelletta con alcuni fogli, contenenti i nomi e dettagli delle prossime cinque vittime. Un elenco tra cui comparivano alcuni numeri di cellulare, qualche targa, e poi i nominativi: la sorella di Pietro Barbini, Federica, e Anays M., la fidanzata di Giuliano Carparelli, vittima del fallito agguato con l’acido del 15 novembre 2014, di cui rispondono sempre Boettcher e Levato. E ancora Nicole Z. e Roberto C., per il momento sconosciuti, ed infine Amir A, un ragazzo che vive in Inghilterra, con cui Martina ebbe un flirt nel 2013. Una ricostruzione, quella di Magnani, che rafforzerebbe l’accusa, incastrandosi alla perfezione con tutti gli elementi raccolti nell’indagine dell’Ufficio prevenzione generale della polizia, guidato da Maria Josè Falcicchia. Ora, le indagini proseguono, e la parola passa al pubblico ministero, Marcello Musso.

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