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Addio alla staffetta partigiana Pinetta Marcora: è morta a Legnano, aveva 100 anni

È morta nella sua Legnano all’età di 100 anni la staffetta partigiana Giuseppina Marcora, nome di battaglia ‘Pinetta’. Entrò da giovanissima nella Resistenza con il fratello Giovanni, che fu poi anche ministro. Partecipa alla lotta portando informazioni, giornali, dispacci, armi, e viveri e rischiando più volte l’arresto e la vita. “Ci ha lasciato proprio alla vigilia del 25 aprile”, ha annunciato il presidente provinciale dell’Anpi di Milano, Roberto Cenati.
A cura di Simone Gorla
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"Giuseppina Marcora, staffetta partigiana, ci ha lasciato, all'età di 100 anni, proprio alla vigilia del 25 aprile". Lo annuncia il presidente provinciale dell'Anpi di Milano, Roberto Cenati, ricordando l'impegno della partigiana ‘Pinetta', che entrò da giovanissima nella Resistenza con il fratello Giovanni (nome di battaglia di ‘Albertino’) che fu poi anche ministro della Repubblica. "Giuseppina si distinse nel ruolo di staffetta nei collegamenti con le formazioni combattenti. Più volte rischiò l’arresto e la vita", ricorda il presidente dell'Associazione partigiani.

Addio alla staffetta partigiana Giuseppina ‘Pinetta' Marcora: aveva 100 anni

Il destino di combattente di Pinetta è legato a quello del fratello. Dopo l'8 settembre 1943 Giovanni Marcora salì sulle montagne del Piemonte, prima in Val Grande e da lì in Val Toce e nell’Ossola. Diventerà vice di Eugenio Cefis (Alberto) e costituirà il Raggruppamento divisioni patrioti Alfredo Di Dio. Giuseppina lo sostiene e partecipa alla lotta partigiana. "Trasporta informazioni, giornali, dispacci, armi, viveri: parte da Milano o anche da Inveruno. Arriva a Laveno, traghetta a Baveno, e consegna i preziosi carichi ai partigiani pronti a riceverli allo sbarco – ricorda Cenati -. Naturalmente molte sono le volte che viene fermata, molti sono i rischi che corre, nascondendo materiale nei cappotti e nelle borse, e grazie anche alla sua spigliatezza riesce sempre a portare a termine indenne la sua missione.

Ha combattuto accanto al fratello Giovanni

La stessa Giuseppina ricordava alcuni momenti da staffetta partigiana in cui aveva rischiato molto: "Nella primavera del 1944 dopo aver ritirato dei timbri in casa di Eugenio Cefis incappai a Meina in un posto di blocco fascista davanti all’Hotel Sempione. Mi fecero scendere giù dalla bicicletta e mi chiesero dove fossi diretta con quel pacchetto. Sui due piedi inventai la storia che dovevo andare a trovare la nonna malata in Ospedale ad Arona. Mi andò bene perché mi lasciarono passare. Un’altra volta, dopo aver fatto una consegna di una pistola e di un vestito al capitano Marvelli all’Istituto Salesiano di Intra, rimasi a notte inoltrata senza un ricovero e solo grazie alla solidarietà della famiglia di un barcaiolo trovai rifugio fino alla mattina dopo.”

Un altro episodio cruciale avvenne il 7 aprile del 1944. Sempre Giuseppina raccontava: "Albertino era tornato momentaneamente a casa: i fascisti fecero irruzione per catturarlo. Io sbarrai la porta e nei pochi istanti prima del loro ingresso. Albertino riuscì a fuggire dalla finestra e poi nel canale Villoresi asciutto". Nella ricorrenza del 70° della Liberazione, nel 2015 Giuseppina Marcora, da sempre iscritta all'Anpi di Legnano, ricevette il diploma di partigiana dal Ministero della Difesa. Nel 2019 le fu conferita la benemerenza civica dal Comune di Legnano.

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