A Bollate il funerale della madre del boss blocca la città
In città il suo cognome lo conoscono tutti anche se in molti preferiscono dimenticarlo e non parlarne: Vincenzo Mandalari per anni a Bollate, provincia milanese, è stato il re. Condannato a seguito della maxi operazione antimafia "Infinito", Mandalari è ritenuto il capo della cosca di ‘ndrangheta a Bollate, è stato latitante fino al gennaio del 2011 quando i carabinieri di Monza l'hanno trovato a San Giuliano Milanese e ora si ritrova in carcere per scontare 12 anni e 8 mesi per associazione a delinquere di stampo mafioso, usura e turbativa di consultazione elettorale. Vincenzo Mandalari, tra l'altro, fu uno dei "capi" presenti al tristemente noto summit di mafia che avvenne nel 2010 a Paderno Dugnano nel circolo ARCI intitolato a Falcone e Borsellino e in cui venne "eletto" il referente in Lombardia per la ‘Ndrangheta.
Per questo venerdì pomeriggio scorso Vincenzo Mandalari non ha potuto essere presente al funerale della madre Marcella Vetrano, 85 anni, di Guardavalle in provincia di Catanzaro anche se alle esequie non è mancato nulla: parenti, amici, tutti riuniti nella frazione di Cassina Nuova, petali di fiori dappertutto e un corteo con tanto di banda che non è mai stato autorizzato da nessuno ma che ha bloccato il traffico in città, con i vigili che sono dovuti intervenire per riattivare la normale circolazione. La banda (che dichiara di avere ricevuto un "simbolico rimborso" di 400 euro) è quella dei pensionati di Limbiate la canzone più suonata è stata "Bella Ciao" che, secondo alcuni parenti, sarebbe stata la canzone preferita del defunto marito.
Una sfilata in piena regola, fastosa e irregolare, come nell'immaginario dovrebbe accadere solo nei paesi del profondo Sud e invece accade qui, al Nord. Nessuna autorizzazione è stata chiesta e il sindaco Francesco Vassallo ha già detto di avere avviato un'indagine interna per capire "se e quali norme siano state infrante", "da parte di chi" e quali provvedimenti amministrativi sia possibile prendere. Anche alla commissione antimafia cittadina sono arrivate segnalazioni di cittadini indignati per lo spettacolo offerto.
In chiesa il parroco ha parlato della defunta come "una donna malata che è morta nel sonno senza dare fastidio a nessuno" e che "nulla c'entrava con il clamore della famiglia" secondo la peggiore tradizione dei funerali delle famiglie di mafia. Don Claudio Stramazzo, poi, si è difeso dichiarando che non è certo "la chiesa che può vietare i cortei" e riferendosi a un non chiaro regolamento comunale. Solo il guardiano del cimitero ha vietato l'accesso alla banda musicale che ha comunque continuato imperterrita a suonare dall'esterno. Intanto anche Bollate si ritrova a fare i conti con la polemica di un funerale che avrebbe avuto bisogno di maggiore attenzione. Ora al Nord, in termini di mafia, non manca proprio più nulla.