A Bergamo crolla il terziario: imprese in ginocchio e sfiduciate, a rischio 49mila lavoratori
L'epidemia di coronavirus e gli effetti del lockdown hanno paralizzato l'economia della provincia di Bergamo. Colpito duramente il settore terziario: rischia di andare in fumo almeno l’11 per cento del valore aggiunto, una cifra che si aggira attorno ai 2 miliardi e 200 milioni di euro. Se è vero che il covid sembra aver allentato la presa (sono 23 i nuovi casi giornalieri dell'ultimo bollettino) la salute delle imprese è più che mai precaria.
Bergamo, in fumo 2,2 miliardi di valore aggiunto, a rischio 49mila posti di lavoro
L’indagine di Ascom Confcommercio-Format Research sull’impatto della pandemia nella Bergamasca dà risultati drammatici anche sul fronte dell'occupazione. Sono a rischio 49 mila posti di lavoro nel commercio, nel turismo e nei servizi (un calo del 27 per cento rispetto al 2019). "Bergamo è stata l’epicentro della pandemia, ma rischia di essere anche quello della crisi economica", ha commentato il presidente di Ascom, Giovanni Zambonelli . In gioco c'è la tenuta del sistema imprenditoriale orobico: prevista una perdita tra 8mila e 15mila aziende.
Crollo dei consumi e della fiducia delle imprese
La provincia di Bergamo è stara tra le più colpite dal virus per numero di morti e violenza dell'impatto sulla società. La vita di intere aree, come quella della Val Seriana, è stata sconvolta per mesi. Inevitabile l'impatto sui consumi (meno 31,7 per cento nel mese di marzo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, meno 69,5 per cento i consumi fuori casa) e sulla fiducia delle imprese, che hanno subito un crollo dei ricavi più elevato rispetto al resto del Paese. In questo senso i numeri non lasciano dubbi: il 47 per cento delle aziende terziarie bergamasche è stato costretto a chiudere durante il lockdown, con 65mila lavoratori coinvolti. Sette su dieci ridurranno il personale, il 63 per cento adotterà la cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali.