Milano, arrivano le bodycam per gli agenti della polizia locale: “Proteggeranno dalle aggressioni”
Un anno di prova per sperimentare le bodycam, le telecamere di sicurezza sulla divisa degli agenti. È il progetto che la polizia locale di Milano ha avviato da alcune settimane, con cinquanta piccole videocamere già a disposizione dei ‘ghisa' durante i servizi di controllo in città. Possono essere usate per documentare l'intervento in caso di aggressioni o di altri reati. "Abbiamo deciso di adottare questo nuovo sistema: le bodycam, che possono essere indossate sull'uniforme e servono per registrare quello che sta accadendo", ha spiegato a Fanpage.it il comandante della polizia locale di Milano, Marco Ciacci. "È un dispositivo di sicurezza che proveremo per un anno. Ci aspettiamo che possa migliorare il rapporto con gli interlocutori in caso di criticità o nei momenti di rischio".
Bodycam: l'esperimento della polizia locale
Lo scopo della bodycam è duplice: da un lato offrire maggiore sicurezza all'agente durante il servizio nei momenti critici, dall'altra documentare quanto è successo per fornire prove all'autorità giudiziaria. Ma sono anche uno strumento a garanzia dei cittadini durante gli interventi. "È sempre l'agente a decidere quando avviare la registrazione, che potrà essere usata solo per i fatti che costituiscono reato, come aggressioni o ingiurie. Non sarà mai attivata per l'attività amministrativa, come le sanzioni per le violazioni al codice della strada", ha sottolineato il comandante della locale. "Il personale ha accolto molto bene questo nuovo presidio, perché è a tutela degli operatori in caso di aggressioni o altre situazioni rischiose".
L'agente avverte quando attiva la registrazione
Il comando di piazza Beccaria assicura che l'uso delle bodycam non metterà a rischio la privacy dei cittadini. L'agente deve sempre avvertire a voce alta quando avvia la registrazione e la camera emette un segnale luminoso e uno sonoro che fa capire quando entra in funzione. Inoltre le immagini possono essere viste solo dal poliziotto che ha effettuato la ripresa, e solo se deve riferire l'accaduto all'autorità giudiziaria. "Diversamente le immagini non possono essere viste da nessuno e dopo sette giorni sono cancellate – ha aggiunto Ciacci -. In centrale operativa in questo momento abbiamo deciso di non mandare il segnale in diretta. Su questo faremo delle valutazioni future, ma ci preme tutelare i cittadini".
Primo test con i vigili di quartiere
La sperimentazione è già iniziata e vede protagonisti nella prima fase soprattutto i vigili di quartiere. "Sono quelli che hanno una maggiore esposizione ad alcuni rischi ed è giusto che siano i più tutelati e attrezzati", sottolinea il comandante. Ma il test riguarda anche altri agenti: quelli delle unità specialistiche che hanno a che fare con diverse tipologie di reato e possono utilizzare le immagini per riportare agli inquirenti quanto avvenuto.