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Abbiamo messo una bomba all’Expo di Milano. E nessuno ci ha fermati

I lavori sono in ritardo e non c’è tempo per i controlli: basta indossare un caschetto e un gilet fosforescente e ci si trasforma in operai che possono accedere a quella che dovrebbe essere una delle strutture più sorvegliate d’Italia. E invece…
A cura di Redazione Milano
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Quello dell'Expo di Milano 2015 dovrebbe dovrebbe essere un cantiere blindato. Secondo il protocollo di sicurezza, gli accessi alla vasta area dei lavori per la realizzazione dei padiglioni che rappresenteranno i Paesi dell'Esposizione Universale dovrebbero essere controllati attraverso un rigoroso sistema di sorveglianza per assicurare la regolarità delle ditte che lavorano all’interno. Non solo. Quello dell'Expo dovrebbe essere un sito pronto a prevenire qualsiasi tipo di attacco terroristico attraverso mura alte 3 metri, 500 telecamere, 162 tornelli, 108 scanner ai raggi X, oltre alla sorveglianza affidata a droni e a 1.300 poliziotti, 700 carabinieri e 600 soldati.

È bastato però mettersi un gilet fosforescente e un caschetto da operaio perché nessuno ci fermasse all’ingresso, nonostante avessimo in mano un contenitore (vuoto) con su scritto “bomba”. Per recuperare l’evidente ritardo dei lavori non c’è abbastanza tempo per vigilare su ogni operaio che entra nei cantieri, ma il problema sicurezza, come dimostra questo video, è ben più grande, se si pensa che all’Expo dovrebbero passare 20 milioni di persone e attualmente l’impianto di sicurezza è, come Fanpage.it ha dimostrato, piuttosto fallace.

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