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Tangenti al Comune di Milano, nelle telefonate le spartizioni degli appalti

Rischia di allargarsi lo scandalo del presunto giro di tangenti al Comune di Milano. In una telefonata intercettata l’imprenditore arrestato spiega al suo interlocutore come avveniva la spartizione degli appalti. Intanto il Comune si costituisce parte offesa e lancia un audit interno. Sul caso indaga anche la Corte dei Conti.
A cura di Francesco Loiacono
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Lo scandalo del presunto giro di tangenti al Comune di Milano potrebbe presto assumere una dimensione anche maggiore di quanto emerso finora. Ne sono convinti gli inquirenti, soprattutto alla luce dell'ingente patrimonio – un tesoretto di circa due milioni di euro tra 32 lingotti d'oro, gioielli e orologi di lusso – sequestrato nelle abitazioni delle quattro persone arrestate: l'ex manager M.G., l'imprenditore M.V. e i due dipendenti di Palazzo Marino G.A. e A.R..

Tangenti, così si spartivano gli appalti

Proprio l'imprenditore, titolare di una società edilizia, interrogato dal giudice per le indagini preliminari Alfonsa Maria Ferraro avrebbe fatto alcune ammissioni e rivelato la sua volontà di collaborare nelle indagini. L'uomo, che adesso si trova nel carcere di San Vittore assieme agli altri tre arrestati – tutti accusati a vario titolo di associazione a delinquere corruzione, turbativa d’asta e falso – in una conversazione telefonica intercettata nel febbraio 2012 e riportata dal Corriere della sera spiegava al suo interlocutore come funzionava il sistema di spartizione degli appalti comunali: "Gli ho detto ‘guarda a me interessa… sono cinque lotti, a me interessa prendere il mio, tu prendi il tuo, Ferini (rappresentante di un’impresa, non indagato) prende il suo e gli altri poi vediamo".

È stato interrogato dal gip anche uno dei due ormai ex dipendenti comunali arrestati (hanno entrambi presentato le loro dimissioni) A.R., che ha ammesso di aver svolto un doppio lavoro (insieme al suo collega i due erano soci occulti della società edilizia dell'imprenditore), ma ha respinto le accuse di aver truccato appalti per la stessa società edilizia: elemento confermato anche dall'imprenditore. I lingotti d'oro e i contanti sarebbero, secondo il dipendente, il frutto dei suoi risparmi accumulati da quando iniziò a lavorare a 15 anni. L'altro dipendente arrestato non ha invece voluto parlare col giudice.

Tangenti, il Comune si costituisce parte offesa e lancia un audit

Intanto a Palazzo Marino il clima è teso. L'inchiesta per le presunte tangenti (che interessano secondo l'accusa un periodo tra il 2005 e l’ottobre 2012, quindi a cavallo tra le amministrazioni di Letizia Moratti e poi di Giuliano Pisapia) arriva a pochi mesi dalle Comunali 2016, e rischia di appannare l'immagine della giunta. Ne è consapevole forse l'assessore al Personale Chiara Bisconti, che ha scritto una mail nella quale si dice "sconfortata dall’idea che questi episodi specifici ed isolati vengano accomunati al nostro modo quotidiano di lavorare come dipendenti pubblici" e chiede ai dipendenti di segnalare situazioni poco chiare.

La replica dei sindacati è stata immediata e polemica: segnalazioni ne sono state fatte, hanno detto in sintesi in una nota i delegati Rsu della Dc Siad (Cortesi, Fedeli, Firenze), ma la situazione non è cambiata, anzi: "Il vento di questa giunta – conclude la nota – rispetto ai ‘disastri atmosferici' di precedenti amministrazioni, più che cambiare ha nascosto sotto il tappeto pratiche ancora troppo spesso familistiche".

Il sindaco Pisapia ha disposto un'indagine interna, un audit, per fare luce sui rapporti tra l'amministrazione e le aziende coinvolte nell'inchiesta: si passeranno al setaccio i 150 appalti chiusi in media ogni anno dal settore Lavori pubblici, il cui assessore Carmela Rozza riferirà lunedì in Consiglio comunale sullo scandalo. Il Comune di Milano si è intanto costituito parte offesa e si costituirà parte civile nell'eventuale processo ai danni degli indagati chiedendo i danni, anche di immagine.

Tangenti a Palazzo Marino, indaga la Corte dei Conti

Per quanto riguarda eventuali danni patrimoniali per il pubblico erario, indagherà invece la Corte dei Conti della Lombardia, che ha annunciato l'apertura di un'inchiesta sul presunto giro di tangenti a Palazzo Marino. L'indagine sarà condotta dal procuratore regionale Antonio Caruso, che si avvarrà della collaborazione della guardia di finanza e del nucleo polizia tributaria di Milano.

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