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Regione, giro di vite sugli stand che vendono fiori per beneficenza: scoppia la polemica

Una norma approvata a maggioranza dal Consiglio regionale della Lombardia introduce limitazioni ai banchetti che vendono fiori e piante per beneficenza: potrebbero dover rispettare una distanza minima dai negozi di fioristi per non fare loro “concorrenza sleale”. Critiche dall’opposizione: si ostacola la raccolta fondi per beneficenza.
A cura di Francesco Loiacono
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Un giro di vite per i banchetti che vendono per beneficenza fiori e piante. Uno stop alle azalee e altre varietà vendute per raccogliere fondi per la ricerca, contro il cancro o l'Aids. Questo, secondo le opposizioni, il senso di una norma introdotta a maggioranza dal Consiglio regionale della Lombardia nella seduta di martedì. La Regione ha approvato una serie di regole più severe per chi organizza i banchetti, che obbligano i Comuni a dotarsi di un regolamento ad hoc per la concessione degli spazi. Gli eventi dovranno essere pianificati in maniera sistematica e chi monta i banchetti dovrà rispettare una distanza minima da negozi che vendono lo stesso tipo di merce. Altrimenti, si potrà configurare "concorrenza sleale".

Regione, giro di vite sugli stand che vendono fiori per beneficenza

Plaudono i fioristi: proprio loro avevano denunciato a gran voce che la miriade di iniziative a scopo benefico finivano col danneggiare la categoria, già gravata come tutti dalla crisi. Soddisfatta anche la prima firmataria del testo, Carolina Toia del gruppo "Maroni presidente", che precisa: "Nessun divieto o limitazione alle attività di raccolta fondi a fini benefici", solo regole da far rispettare per tutelare fiorai e organizzatori.

Dall'opposizione, però, piovono critiche alla norma, che renderebbe di fatto più difficile organizzare attività per la raccolta fondi a scopi benefici. Non è stata la sola limitazioni introdotta dal provvedimento adottato: nel mirino anche le fiere e i mercatini organizzati in particolari momenti dell'anno, come ad esempio a Natale. Anche in questo caso, le iniziative dovranno essere inserite in un calendario annuale definito dai singoli Comuni, e prima di pianificarli dovrà essere ascoltato il parere di commercianti e ambulanti. Lo scopo, secondo l'assessore regionale al Commercio Mauro Parolini, è di cercare un punto di equilibrio tra "il rispetto delle tradizioni, il principio della libera iniziativa, le esigenze delle associazioni non profit e la tutela delle attività commerciali esistenti sul territorio".

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