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Pediatra morto suicida, la famiglia: “Fango su di lui, sconcertati dai magistrati”

La famiglia di Alberto Flores d’Arcais, il pediatra accusato di atti sessuali con minorenni morto suicida venerdì notte, si scaglia contro la procura di Busto Arsizio: “Ha sentito il bisogno di indire una conferenza stampa divulgando notizie che avrebbero dovuto essere segrete, impedendo di fatto qualsiasi forma di difesa, e gettando altro fango sulla reputazione di Alberto, quando ancora era disteso sull’asfalto privo di vita”.
A cura di Francesco Loiacono
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La famiglia di Alberto Flores d'Arcais, il primario di Pediatria dell'ospedale di Legnano morto suicida, si scaglia con una dura nota contro i magistrati di Busto Arsizio: "Siamo sconcertati per il comportamento della procura di Busto Arsizio che quando ancora nessuno della famiglia era stato informato, ha sentito il bisogno di indire una conferenza stampa divulgando notizie che avrebbero dovuto essere segrete, impedendo di fatto qualsiasi forma di difesa, e gettando altro fango sulla reputazione di Alberto, quando ancora era disteso sull'asfalto privo di vita".

Il pediatra, ai domiciliari da metà luglio dopo essere stato accusato dalla procura di Busto di atti sessuali con minorenni, si è ucciso venerdì notte lanciandosi dalla sua abitazione al sesto piano. A poche ore dall'estremo gesto, i magistrati hanno rivelato in una conferenza stampa che nel pc dell'uomo sarebbero stati trovati circa cinquemila file contenenti materiale pedopornografico. Notizie che secondo la famiglia del medico "avrebbero dovuto essere tenute segrete, visto che erano state comunicate solo in via generica all'avvocato, che non aveva ancora potuto prenderne visione, impedendo di fatto qualsiasi forma di difesa".

I familiari di Flores d'Arcais – moglie, sorelle e figlie – nella nota difendono la memoria del loro caro: "Alberto era un uomo onesto e integerrimo. Adorava il suo lavoro a cui ha dedicato tutta la vita e ogni sua energia. Era un uomo intelligente e competente, amato da colleghi e pazienti dai quali ancora in questo momento riceviamo attestati di stima e incredulità per quanto successo". Rispetto alle accuse mossegli dalla procura, il pediatra si era sempre dichiarato innocente. Adesso la famiglia chiede che "venga il tempo del rispetto e della pietas e in ultimo tempo, del rimorso per chi ha messo la firma sulla sua morte".

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