Milano, nuovi incendi al campo rom di via Idro per protestare contro lo sgombero
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto l’appello presentato da alcune famiglie rom, per lo smantellamento del campo nomadi di via Idro a Milano è ormai questione di ore. Da domani, come affermato dall'assessore alla Sicurezza Marco Granelli, dovrebbero partire le operazioni di trasferimento di quei nuclei familiari che hanno accettato le sistemazioni alternative proposte da Palazzo Marino. L'arrivo delle ruspe nel campo nomadi sulle rive del Lambro, che è ormai da 30 anni parte della zona nord-est della città vicino via Padova, è invece previsto per la fine di questa settimana.
Lo sgombero si preannuncia ad alta tensione
Molti, però, sono gli interrogativi intorno a uno sgombero che si annuncia ad alta tensione. Alcuni degli 80 residenti nel campo – tutti sinti di nazionalità italiana imparentati tra loro e con un cognome, Braidic, che spesso è apparso nella storia criminale della città -, non hanno infatti alcuna intenzione di abbandonare le loro case prefabbricate o le baracche in cui hanno vissuto finora. Intenzioni bellicose che sono state manifestate con l'incendio di un'auto abbandonata e di una baracca e con una minaccia ben più grave: quella di far esplodere le roulotte usando le bombole del gas all'arrivo delle ruspe.
In particolare, a protestare sono alcuni nomadi per i quali si prospetta il trasferimento al centro di emergenza sociale di via Lombroso, nei pressi dell'Ortomercato. La presenza al suo interno di persone di altra nazionalità viene vista dai rom come fonte di possibili tensioni. Oltre alle proteste eclatanti, per le famiglie recalcitranti al trasferimento l'ultimo appiglio potrebbe essere il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, ultima possibilità di vedere riconosciuti i propri diritti dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato: è però difficile che l'organismo sovranazionale si pronunci prima dell'ingresso delle ruspe.
L'assessore Granelli: "Tre campi rom sgomberati in 3 anni"
Il Comune di Milano, intanto, forte del parere del Consiglio di Stato è intenzionato a proseguire sulla strada dello sgombero, già perseguita anche per altri campi nomadi. Con quello di via Idro, come affermato dall'assessore Granelli, saranno tre i campi nomadi chiusi in tre anni dall'amministrazione: "tre dei sette che aveva ereditato dalla precedente amministrazione", precisa Granelli. "In tre anni sono stati effettuati anche più di 600 sgomberi di occupazioni abusive su aree e in edifici abbandonati. Nello stesso tempo sono state 1.345 le persone accolte nelle strutture emergenziali e di accoglienza del Comune, di cui 558 minori", afferma l'assessore, secondo cui questa degli sgomberi è la strada giusta: "Togliere e contrastare il degrado e le criticità e le condizioni di segregazione e disagio, per costruire percorsi di integrazione, per il futuro delle famiglie rom e per il bene di tutti i cittadini milanesi". Alcuni occupanti del campo, però, evidentemente non la pensano come lui.
