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Milano, il 25 maggio 1975 l’omicidio di Alberto Brasili: storia di un delitto “inutile”

Il 25 maggio 1975 lo studente Alberto Brasili viene ucciso a coltellate da un gruppo di militanti dell’estrema destra neofascista. La sua colpa? Quella di avere l’aspetto di un giovane di sinistra e di avere staccato un adesivo dell’Msi da un palo. Un episodio terribile raccontato nel film di Carlo Lizzani “San Babila ore 20: un delitto inutile”.
A cura di Redazione Milano
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Un fotogramma del film "San Babila ore 20: un delitto inutile" di Carlo Lizzani
Un fotogramma del film "San Babila ore 20: un delitto inutile" di Carlo Lizzani

Nella storia di Milano è ricordato come il delitto "inutile", uno degli episodi di violenza più efferati e insensati tra i molti che hanno segnato gli anni Settanta nel capoluogo lombardo. Il 25 maggio 1975 si consumava in piazza San Babila l'omicidio di Alberto Brasili, ucciso da un gruppo di militanti neofascisti mentre passeggiava con la fidanzata, Lucia Corna.

L'agguato in piazza San Babila

Brasili è uno studente di 26 anni. È un simpatizzante di sinistra, ma non è politicamente attivo e non fa parte di gruppi organizzati. Il 25 maggio 1975 è una domenica. Sono le 22.30, Alberto e Lucia stanno camminando in via Mascagni, vicino a piazza San Babila, all'epoca il luogo di ritrovo dei neofascisti, il fortino dei cosiddetti "sanbabilini". La coppia viene notata da cinque militanti di estrema destra,  Antonio Bega, Pietro Croce, Giorgio Nicolosi, Enrico Caruso e Giovanni Sciavicco. L'aspetto di Brasili, che indossa l'eskimo e ha la barba e i capelli lunghi, lo fa subito identificare come un attivista di sinistra. Quindi un bersaglio. I cinque iniziano a seguire la coppia. Poco dopo Brasili nota su un palo della luce un adesivo elettorale del Msi (Movimento sociale italiano) e lo stacca. È il gesto che scatena la violenza. "Li ho sentiti arrivare quando erano ormai alle nostre spalle", racconterà Lucia in seguito "uno dei cinque mi ha afferrata e ha cominciato a colpirmi mentre gli altri si accanivano su Alberto". I due giovani vengono accoltellati ripetutamente. Brasili è trafitto da cinque fendenti, uno dei quali al cuore. Morirà poco dopo all'ospedale Fatebenefratelli. La ragazza, colpita due volte, sopravvive per miracolo.

Il film di Carlo Lizzani e il clima di quegli anni

L'omicidio di Alberto Brasili avviene in un momento in cui il clima di tensione e violenze per gli scontri tra militanti della sinistra extraparlamentare e neofascisti ha raggiunto il culmine. La situazione a Milano è rovente. Il 29 aprile è morto Sergio Ramelli, studente di 19 anni, militante del Fronte della Gioventù aggredito il 13 marzo. I militanti del Movimento studentesco Claudio Varalli, 19 anni, e Giannino Zibecchi, 29 anni, hanno perso la vita il 16 e 17 aprile, il primo ucciso in uno scontro con un esponente di Avanguardia nazionale, il secondo investito da una camionetta dei carabinieri durante i disordini scoppiati per la morte di Varalli. Sospetti reciproci, rabbia e paura sono fuori controllo quando, il 25 maggio, la banda di neofascisti lancia il suo attacco contro i due ragazzi innocenti. La tragica storia di Alberto e Lucia ha ispirato il film "San Babila ore 20: un delitto inutile", di Carlo Lizzani, realizzato un anno dopo l'omicidio. La pellicola racconta nell'arco di una giornata la vita di quattro giovanissimi "sanbabilini" che tra bravate, risse e aggressioni si conclude con un omicidio, identico per luogo e modalità, a quello di Alberto Brasili.

(Articolo a cura di Simone Gorla) 

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