Milano, caccia ai writer anche all’estero: perquisizioni in Austria e Germania
La guerra ai writer da parte del Comune di Milano non conosce confini. Sono infatti stati individuati all'estero, in Austria e in Germania, quattro dei sei graffitari che lo scorso febbraio avevano compiuto un vero e proprio blitz alla fermata metro di Cimiano, nei pressi di Milano, imbrattando i vagoni di un treno della linea verde dopo aver azionato i freni di emergenza.
Si trattò di un'azione coordinata, per la quale erano già stati arrestati due writer: il 25enne italiano D.E.P. e il 23enne austriaco G.J.S. Proprio quest'ultimo aveva ripreso tutto il blitz con una action-cam: dall'analisi dei filmati sono partite le indagini della polizia locale di Milano, che grazie all'aiuto dell'Interpol è riuscita a rintracciare gli altri quattro presunti responsabili. Nelle loro abitazioni, a Linz e Vienna in Austria e a Fulda, in Germania, sono state effettuate diverse perquisizioni alla ricerca di prove compromettenti.
È la prima volta che gli autori di graffiti vengono perseguiti anche all'estero, grazie a rogatorie internazionali. I quattro sono accusati di violenza privata e danneggiamento in concorso dalla procura milanese. L'indagine della procura è in qualche modo simbolica: perché proprio il 2016 ha visto per la prima volta il sorpasso di writer stranieri rispetto a quelli italiani: 54 blitz nella metro contro i 43 attribuibili ad italiani, come riporta il "Corriere della sera".
A Milano aumentano i writer stranieri
Ecco che allora le autorità cercano di dare un segnale: tolleranza zero, una linea dura che nel caso degli italiani sembra funzionare. Come riferito da Atm, infatti, nel 2016 sono stati fermati 37 writer contro i 17 dell'anno scorso: anche gli ultimi due, arrestati a inizio ottobre, erano stranieri, nello specifico francesi. Parallelamente diminuiscono gli imbrattamenti: da 105 a 84.
Ed è forse proprio per il pugno duro usato dalle autorità del capoluogo lombardo che Milano sembra paradossalmente attirare le "crew" di writer straniere, per cui ormai riuscire a "colpire" i treni della metro milanese diventa motivo di vanto. Se a questo si aggiunge che sempre più graffitari italiani sono stati denunciati, si capisce come in città si sia creato un vuoto che attira inesorabilmente writer di altri Paesi d'Europa, facilitati nei loro spostamenti grazie alla libera circolazione di persone.
Resta aperto, naturalmente, il capitolo relativo a quanto sia opportuno perseguire così duramente chi usa bombolette spray per esprimere la propria creatività. C'è da dire, però, che oltre all'aspetto repressivo Palazzo Marino ha fin dall'anno scorso cercato di favorire la "street art", mettendo a disposizione dei writer diversi muri di edifici pubblici. Insomma: street art sì, "tag" sui vagoni della metro decisamente no. È questo il confine individuato da Palazzo Marino, nella lotta ai writer ormai senza confini.