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La storia di Roberta e Francesco, donatori di midollo: lei ha salvato una bimba, lui una ragazza

Sposati da due anni, Roberta Ghezzi e Francesco Livietti, 27 e 30 anni, sono iscritti nel registro dei donatori di midollo e hanno già salvato la vita a due pazienti. Si tratta di un evento rarissimo, perché servono circa 100mila donatori potenziali per trovarne uno compatibile. Il tasso di compatibilità, in altre parole, è bassissimo e trovare due donatori nella stessa famiglia è un evento raro.
A cura di Redazione Milano
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Roberta Ghezzi e Francesco Livietti, 27 e 30 anni, sono iscritti nel registro dei donatori di midollo e hanno già salvato la vita a due pazienti. Roberta ha donato a una bimba francese di dieci anni, Francesco a una ragazza californiana di 22. Sposati da due anni, i medici dicono che è un evento rarissimo trovare due donatori nella stessa famiglia, perché, si legge oggi sul Corriere della Sera, ne servono circa 100mila potenziali per trovarne uno compatibile. Come si legge sul sito di Admo, Associazione donatori midollo ossero, per il trapianto è assolutamente necessario che ci sia una compatibilità tissutale (ovvero una eguaglianza a livello dei geni del sistema di istocompatibilià , o ‚”HLA‚”) tra paziente e donatore, ovvero la “somiglianza” genetica indispensabile per il buon esito del trapianto. La compatibilità genetica è estremamente rara e si verifica una volta su quattro (25%) tra fratelli e sorelle (mai tra genitori e figli o tra zii e cugini!) e addirittura 1 su 100.000 (0,001%) tra individui non consanguinei.

"Io e Francesco  – racconta la ragazza al Corriere- abbiamo fatto insieme la scelta di iscriverci al Registro Admo nel 2014, ancora prima di sposarci, presso il Centro trasfusionale dell’ospedale Maggiore di Cremona, dove, nello stesso giorno, dopo un breve colloquio, abbiamo fatto un semplice esame del sangue, attraverso il quale i nostri dati genetici sono stati trasferiti al Centro nazionale e a quello internazionale. E da lì è cominciato". Francesco ha salvato una ragazza affetta da anemia plastica: "Mi ero informato sulla malattia: se non viene trattata nei primi tre mesi, il tasso di sopravvivenza è del 50 per cento e nei successivi tre mesi del 20%. Quando mi è stato comunicato, mi sono sentito ancora più responsabile verso la vita di questa persona. La possibilità di salvare una vita è sempre stato il sogno mio e di Roberta".

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