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Il Pac di Milano si interroga sul futuro del murales di Blu. I writer: “Non rimuovetelo”

A 10 anni dalla mostra “Street art, sweet art”, che per la prima volta portò l’arte di strada in un museo, il Pac di Milano ha aperto un dibattito sul destino del murales che rappresenta l’eredità di quella manifestazione: l’opera dei writer Blu ed Ericailcane che campeggia sulla facciata. Gli altri street artist protestano: “Non rimuovetelo”.
A cura di Francesco Loiacono
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Il murales di Blu al Pac di Milano (foto di Marco Cereda via Facebook)
Il murales di Blu al Pac di Milano (foto di Marco Cereda via Facebook)

Il mondo dell'arte milanese (e non solo) è in subbuglio per la proposta del Pac (il Padiglione di arte contemporanea) di Milano di cancellare il murales che dal 2007 occupa la propria facciata. L'opera è stata realizzata dagli artisti emiliani Blu ed Ericailcane in occasione della mostra "Street art, sweet art. Dalla cultura hip hop alla generazione pop up", che dieci anni fa grazie all'iniziativa dell'allora assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi e del curatore Alessandro Riva per la prima volta portò la street art all'interno di un museo.

Il murales risale al 2007

Proprio in occasione dei dieci anni da quell'evento il Pac ha organizzato una cinque giorni di incontri per fare il punto sul mondo della Street art, ripensandola al giorno d'oggi in rapporto alla storia delle sue origini e ai cambiamenti che si sono susseguiti in questi anni. Al centro delle prime giornate c'è proprio l'eredità della mostra del 2007, cioè il murales dei due artisti emiliani: "Da anni al centro di accese discussioni tra chi desidera cancellarlo e chi invece vorrebbe restaurarlo per garantirgli una durata nel tempo", recita una nota di Palazzo Marino che ha presentato la cinque giorni.

Ieri, 8 marzo, giornata d'apertura della manifestazioni, alcuni artisti hanno simbolicamente "occupato" il museo per protestare contro la decisione del Pac di discutere sul futuro del murales, il cui destino secondo loro è già segnato: la cancellazione.

La protesta degli altri street artist

"Un gruppo di artisti, di curatori e agitatori culturali in autogestione, che hanno fatto parte di quella mostra e di quell’esperienza, senza alcuna pretesa di rappresentare altri che se stessi, ha deciso di ‘occupare' simbolicamente il Pac nella giornata di mercoledì 8 marzo, nel corso del primo incontro deciso e convocato dalla direzione del Pac per celebrare la mostra – si legge nel comunicato del collettivo "occupyPac" -. L’azione performativa e gioiosa di simbolica occupazione del Pac da parte del gruppo di artisti e critici in autogestione, è stata decisa in risposta alla convocazione di un convegno, a cui partecipiamo in maniera fortemente critica, che ha lo scopo non troppo celato di giustificare e fornire copertura culturale all’eventuale e probabile decisione di cancellare il murale di Blu dalla facciata del Pac, dopo averlo malsopportato per dieci anni e senza che né il Pac né la Direzione dei musei milanesi né l’Assessorato alla cultura abbiano mai tratto alcuna conseguenza in tema di politica culturale dalla mostra d’arte contemporanea non storicizzata più visitata in assoluto di questi anni".

Le richieste all'amministrazione Sala

Al centro della protesta degli artisti, tra i quali Davide "Atomo" Tinelli, c'è in generale l'atteggiamento dell'amministrazione Sala nei confronti della street art. Un atteggiamento giudicato schizofrenico. Da qui alcune richieste alla giunta Sala:

  • una seria politica sugli spazi agli artisti, che vada al di là della risibile politica dei “100 muri liberi”, che affronti il problema della carenza di spazi espositivi, di sperimentazione e di lavoro per gli artisti al di fuori dalle logiche economiche e di potere nel ristretto sistema dell’arte

  • un serio approccio di interazione con gli artisti nello sviluppo dell’arte pubblica, sostenuta anche dalle istituzioni

  • tutela dell’esistente: i muri decorati dagli artisti, anche illegalmente, vanno tutelati e non coperti. A cominciare dalla facciata del Pac, su cui la direzione del museo si deve prendere la responsabilità di una decisione. Se lo vuole cancellare, lo dica chiaramente, senza fare melina e senza ricorrere a strumenti demagogici come il sondaggio

  • Cambio radicale del sistema repressivo verso il graffitismo illegale

     

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