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Domenico Maurantonio, l’avvocato ai compagni: “Dimostrate l’amicizia, parlate”

Nuovo appello dell’avvocato della famiglia Maurantonio e del papà Bruno ai compagni di classe di Domenico, il ragazzo morto in gita a Milano: “Dimostrate l’amicizia, parlate”. Al legale non convince la ricostruzione fatta da due compagni di stanza di Domenico su quanto avvenuto la notte tra il 9 e il 10 maggio scorsi.
A cura di Francesco Loiacono
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Dopo che due compagni di stanza di Domenico Maurantonio, lo studente morto in gita a Milano, hanno raccontato quanto successo la notte tra il 9 e il 10 maggio scorsi all'hotel Da Vinci, arriva la replica del legale della famiglia Maurantonio, Eraldo Stefani: "I due ragazzi hanno detto che sono a disposizione della sua famiglia? Benissimo, lo dimostrino", spiega a Repubblica. L'avvocato, che aveva già espresso forti dubbi sul legame tra Domenico e i suoi compagni di classe – "Non c'era amicizia" – concede una seconda chance agli amici di Domenico, pur continuando a mostrarsi scettico: "Dimostrino l'amicizia che li legava al 19enne morto. La descrivano, la loro amicizia. Perché con le persone che ho sentito finora non ne ho trovata, di amicizia".

Un'apertura verso i compagni di classe di Domenico è arrivata anche dal papà dello studente morto, Bruno: "Prendiamo atto con piacere della disponibilità di questi due ragazzi verso la nostra famiglia – ha detto l'uomo -. Li invitiamo a prendere contatto con il nostro avvocato – continua – In questo momento delicato, con le indagini in corso, è opportuno che spieghino, che raccontino. Insieme con mia moglie attendo di avere comunicazioni ufficiali dagli inquirenti, su quelli che sono stati i fatti".

La ricostruzione degli amici non convince

La ricostruzione dei due compagni di stanza di Domenico non convince però l'avvocato Stefani. I due ragazzi hanno detto di aver ipotizzato che Domenico possa avere avuto un problema neurologico, scambiano la porta della stanza per quella del bagno che era di fianco. Per Stefani è però una ricostruzione "inverosimile. I ragazzi non facciano ipotesi – chiede il legale – dicano quello che è successo quella notte. A loro compete riempire il buco che continuano a lasciare in quelle ore decisive. Hanno detto che alle 3.30 sono scesi nella hall – per farsi fare una fotografia proprio da Domenico, ndr – e che poi sono tornati in camera. Poi uno di loro si sarebbe svegliato alle 6.30 notando l'assenza di Domenico, dice di aver pensato che fosse in bagno. Poi che cosa fa? Si è rimesso a dormire?", si chiede l'avvocato. A non tornare è anche il lasso di tempo che va dalle 7.30, oratrio in cui gli studenti hanno detto di essersi svegliati, e l'arrivo della polizia, che è stata chiamata dopo che il corpo di Domenico è stato scoperto da un inserviente dell'hotel, alle 8 passate. "Qui si salta di ora in ora – dice Stefani – e i minuti, tutti i minuti che ci sono in mezzo, a tutte queste ore, sono importanti. Fondamentali".

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