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Caso mense a Lodi, il Comune cambia le linee guida ma non basta: “Continua la discriminazione”

Caso mense a Lodi: prima parziale retromarcia del comune guidato dalla sindaca leghista Sara Casanova rispetto al regolamento che ha messo in difficoltà decine di famiglie extracomunitarie, impedendo ai loro figli di accedere alle mense e ad altri servizi scolastici. Con una delibera ieri la giunta ha modificato le linee guida per accedere alle tariffe agevolate per i servizi. Ma secondo il coordinamento che si batte contro la discriminazione non basta: “Continua l’illegalità”.
A cura di Francesco Loiacono
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La protesta delle famiglie straniere a Lodi (foto del Coordinamento uguali doveri via Facebook)
La protesta delle famiglie straniere a Lodi (foto del Coordinamento uguali doveri via Facebook)

A circa un mese dallo scoppio del "caso mense scolastiche" a Lodi, il comune guidato dalla sindaca leghista Sara Casanova fa una prima parziale retromarcia rispetto al regolamento che ha messo in difficoltà decine di famiglie extracomunitarie, impedendo nei fatti ai loro figli di accedere alle mense e ad altri servizi scolastici accessori come scuolabus e doposcuola. Ieri la giunta ha infatti approvato una delibera che modifica le linee guida per consentire alle famiglie in condizioni economiche svantaggiate di accedere ai servizi extrascolastici con tariffe agevolate: modifiche che rappresentano un miglioramento rispetto alla situazione iniziale, ma che non vengono ritenute sufficienti dall'associazione che fin dall'inizio si sta battendo contro la discriminazione prodotta dal regolamento comunale, il Coordinamento uguali doveri.

La situazione di partenza

Prima delle modifiche di ieri, alle sole famiglie extracomunitarie per accedere a servizi quali mensa scolastica e scuolabus per i propri figli a tariffe agevolate erano richieste documentazioni aggiuntive rispetto all'Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), da farsi consegnare direttamente dai Paesi di origine. La difficoltà o l'impossibilità di ottenere questi documenti ha costretto molte famiglie a non poter pagare i servizi scolastici accessori per i propri figli, perché le tariffe richieste erano diventate quelle massime, nonostante situazioni economiche difficoltose. Molti bimbi stranieri (si parla di circa 260 famiglie) sono stati così costretti a mangiare panini e pasti portati da casa in aule separate rispetto ai loro compagni italiani che mangiavano in mensa. Una situazione discriminatoria che ha spinto alcune persone a costituirsi in un'associazione (il Coordinamento), che grazie a una strenua battaglia è riuscito sia a far scoppiare il caso sia a livello mediatico e politico, sia a raccogliere i soldi necessari per garantire a tutte le famiglie in difficoltà la differenza tra le tariffe che si possono permettere e quelle richieste dal Comune.

Cos'è cambiato dopo la delibera

Dopo che Lodi è diventato un caso nazionale, ieri la giunta leghista è parzialmente tornata sui propri passi: nella delibera si specifica che per le famiglie extra Ue che non riescono a ottenere la documentazione richiesta dai propri Paesi potrà valere l'autocertificazione, ma solo se accompagnata da una dichiarazione del Paese di provenienza che attesti l'impossibilità a produrre i documenti richiesti. Se sarà impossibile ottenere anche questa dichiarazione, decideranno caso per caso i funzionari comunali. La sindaca Casanova ha parlato di una "soluzione concreta e ragionevole alle criticità emerse", ma il Coordinamento è stato duro: "L’amministrazione della Sindaca Casanova ha deciso di continuare a vessare i cittadini non comunitari con richieste illegali e procedure che stanno diventano ridicole – ha scritto i rappresentanti dell'associazione in una nota -. Dopo aver riconosciuto, con almeno 6 mesi di ritardo, che i certificati richiesti dal Regolamento lodigiano non sono ottenibili se non in casi eccezionali, ora chiedono alle centinaia di famiglie, che hanno già speso tempo e soldi per recarsi nei consolati e ambasciate, di ritornare nelle rappresentanze diplomatiche per farsi fare nuovi certificati, che dichiarino l'impossibilità di produrre i precedenti certificati! Ma perché queste dichiarazioni non le cerca il Comune? Inoltre, scaricano sul Dirigente comunale il compito di decidere nei casi ambigui. Questo è inaccettabile perché crea discrezionalità, ed è illegittimo perché il Consiglio comunale aveva chiesto che venisse redatto entro lo scorso 31 dicembre l'elenco del Paesi in cui è oggettivamente impossibile produrre i certificati, mentre qui lo si redigerà non si sa quando ma grazie alla fatica delle persone che devono sobbarcarsi altri compiti burocratici".

Il Coordinamento poi prosegue nella disanima della delibera: "Ci sono passaggi che sfiorano il ridicolo, come quello che sospende l’accoglimento della domanda fino a quando il Comune non avrà accertato se in un certo Paese c’è o meno la guerra, contattando ‘i competenti Ministeri'. In ogni caso il comune di Lodi rimane nell’illegalità perché la normativa ISEE non consente all’Amministrazione di chiedere ai soli stranieri documentazione aggiuntiva rispetto all’ISEE che è il modo con il quale viene accertata per tutti la condizione di bisogno". Il Coordinamento ha quindi comunicato che continuerà la propria battaglia per la modifica integrale del regolamento, in attesa dell'udienza al tribunale di Milano del 6 novembre, quando i giudici esamineranno il ricorso al provvedimento comunale presentato dall'Asgi, Associazione studi giuridici sull'immigrazione.

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