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Violentò 4 ragazzini: l’ex fonico dei Modà condannato in via definitiva a 5 anni e 6 mesi

La Cassazione ha confermato la condanna a 5 anni e 6 mesi per Paolo Bovi, 41enne ex fonico e tastierista dei Modà. Bovi nel 2011 ha violentato 4 ragazzini tra i 13 e i 15 anni approfittando del suo ruolo di animatore e catechista in una parrocchia dell’hinterland di Milano. Nel marzo 2014 il 41enne aveva tentato il suicidio.
A cura di Francesco Loiacono
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Diventa definitiva la condanna per violenza sessuale inflitta a Paolo Bovi, 41enne ex tastierista e fonico della band Modà. Bovi, arrestato nel gennaio del 2014, è ritenuto colpevole di aver molestato quattro ragazzini tra i 13 e i 15 anni. Le violenze sarebbero avvenute nel 2011, sia durante una gita in Valle D'Aosta organizzata dalla parrocchia dell'hinterland milanese in cui l'uomo era animatore e catechista, sia nella sala di registrazione di Bovi a Cassina de' Pecchi, in provincia di Milano.

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La Cassazione ha confermato la condanna a 5 anni e 6 mesi inflitta in primo grado nell'ottobre 2014 e confermata dalla Corte d'Appello nel luglio 2015. Oltre alla violenza sessuale (reato principale punito con 5 anni) altri sei mesi sono stati inflitti per evasione dai domiciliari. Nel marzo del 2014 infatti Bovi, ritornato in libertà vigilata perché incensurato, si era tolto il braccialetto elettronico che gli era stato affidato per controllarne i movimenti con l'intenzione di suicidarsi. I carabinieri erano riusciti a salvarlo: da qui un nuovo arresto e il trasferimento in carcere.

La lettera ai genitori: "Sono malato di pedofilia"

Dal luglio del 2015 Bovi non si trova in carcere, ma è affidato alla comunità di recupero Exodus di don Mazzi. Il 41enne, che nel 2005 aveva contribuito a fondare la band pop-rock dei Modà assieme all'attuale leader e cantante Kekko, poco prima di provare a togliersi la vita nel marzo 2014 aveva scritto una lettera ai genitori nella quale aveva scritto tra le altre cose di essere "malato di pedofilia". Le molestie compiute sui ragazzini, che si fidavano di Bovi per via della sua figura di educatore e quasi di "fratello maggiore", sarebbero state giustificate dall'uomo come una specie di "penitenza" all'interno di giochi che i ragazzini facevano con lui.

Adesso, dopo la conclusione dell'iter processuale, si potrà aprire in sede civile la partita dei risarcimenti. Alcuni dei minori coinvolti nella vicenda avevano già rifiutato un risarcimento offerto loro da Bovi, mentre solo a un ragazzino il giudice avevano riconosciuto una provvisionale (risarcimento subito esecutivo) di diecimila euro. Ilaria Scaccabarozzi, avvocato di tre delle quattro vittime, commentando la sentenza della Cassazione ha espresso il proprio rammarico per il fatto che Bovi non abbia mai voluto chiedere perdono ai ragazzini di cui ha abusato e perché nessuno della parrocchia abbia avuto il coraggio di denunciare l'accaduto, poi venuto fuori grazie ai racconti delle vittime.

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