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Varese, la petizione di 90 mamme: “Basta compiti a casa e voti in classe”

Una petizione di 90 mamme di Varese chiede al sindaco Davide Galimberti di sperimentare un metodo educativo messo a punto da un gruppo di ricerca della Bicocca di Milano. Si chiama “Una Scuola” e non prevede voti e compiti e casa, ma 40 ore settimanali, molte delle quali passate in laboratorio e all’aria aperta, prestando maggiore attenzione a opinioni e sentimenti dei futuri adulti.
A cura di Va.Re.
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Sono 90 le mamme di giovani studenti di Varese che hanno firmato una petizione indirizzata al sindaco Davide Galimberti. Nel documento che hanno sottoscritto le genitrici chiedono che vengano aboliti i compiti a casa per i loro figli, per sostituirli con un nuovo sistema a tempo pieno. L'idea, che chiedono al loro sindaco di portare all'attenzione del ministero dell'Istruzione, è ispirata al progetto "Una Scuola", dallo studio delle ricercatrici dell'Università Bicocca di Milano Francesca Antonacci e Monica Guerra, assieme ai docenti di scuola primaria Luca Tondini e Rosaria Violi.

Una scuola immaginata sulla base di alcune delle esperienze pedagogiche considerate tra le più innovative, come il metodo finlandese e quello messo in pratica da Maria Montessori in Italia. Al Corriere della Sera Lidia Romeo e Valentina Carbone hanno spiegato la loro idea che vorrebbero vedere applicare in via sperimentale dal prossimo anno scolastico: "L’esperimento prevede il tempo pieno e otto ore tra studio e attività didattiche è come l’orario di un lavoratore, voi chiedereste a un operaio di fare del lavoro aggiuntivo a casa dopo quello che ha svolto in fabbrica? Noi no, ed è per questo che siamo contro i compiti a casa".

Una scuola, quella che vogliono le mamme di Varese per i loro figli, che non prevede i voti ma "una valutazione compartecipata volta al miglioramento e alla crescita dei bambini", 40 ore settimanali, buona parte delle quali passate all'aria aperta e in attività di apprendimento laboratoriali e non nella classica lezione frontale. Un modello di scuola che presti maggiori attenzione alle emozioni e alle opinioni dei futuri adulti, e che già un preside sarebbe disposto ad adottare: Antonio Antonellis, dirigente scolastico della scuola del quartiere Avigno.

La battaglia contro i compiti a casa

La petizione delle 90 mamme è solo l'ultimo atto di una battaglia che ormai va avanti da tempo: quella di alcuni genitori contro i compiti a casa – sia che si tratti di quelli dopo la scuola, sia di quelli per le vacanze -, che nell'ultimo periodo è balzato più volte agli onori delle cronache: all'inizio di settembre era stato proprio un papà di Varese a finire sui giornali, pubblicando la sua lettera di giustificazioni agli insegnanti di suo figlio: "Ho tre mesi per insegnargli a vivere", aveva scritto, adducendolo come motivo per il mancato svolgimento dei compiti per le vacanze. A inizio ottobre era stata invece una mamma di Milano a riproporre il tema, scrivendo alle insegnanti della figlia e spiegando loro che la bambina non aveva fatto i compiti a casa perché dopo 8 ore passate in classe aveva "dedicato il suo tempo libero ad attività ricreative e sportive".

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