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Truffa online da un milione di euro: 49 siti web fasulli, in manette 10 persone

Una maxi truffa online da un milione di euro è stata scoperta dalla polizia postale di Milano. In manette sono finite dieci persone, sette italiani e tre romeni: avevano creato 49 “siti esca” dove ignari clienti credevano di fare acquisti online, ma in realtà ricaricavano le carte Postepay dei truffatori, rilasciate grazie a documenti falsi.
A cura di Francesco Loiacono
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L'home page di uno dei siti "esca" usati dai truffatori
L'home page di uno dei siti "esca" usati dai truffatori

Trecento cinquanta denunce, quasi tremila transazioni illecite e 49 siti internet fittizi. Questi alcuni numeri che descrivono le dimensioni della truffa online organizzata da una banda di dieci persone, sette italiane e tre romene, sgominata dalla polizia postale di Milano grazie a un'operazione che si è estesa anche nel Veneto e nel Lazio e ha portato al sequestro di beni per un milione di euro.

L'inchiesta partita dalla denuncia di una vittima

Tutto è nato dalla denuncia di una delle vittime, che si è rivolta alla polizia dopo che l'iPad che aveva acquistato sul sito "techmaniashop.it" non le era stato recapitato. Gli agenti della polizia postale hanno ravvisato nella truffa denunciata le stesse modalità di altre segnalazioni di ignari clienti di tutta Italia, che credevano di acquistare prodotti su siti sicuri e convenienti e invece stavano alimentando solo le tasche dei truffatori. Questi ultimi, difatti, avevano creato un sistema ingegnoso per frodare le loro vittime: sfruttavano siti già esistenti e affidabili, aggiungendo poi suffissi come "shop" e "online" e creando così dei "siti esca" sui quali si facevano pagare dagli ignari clienti. Le somme corrisposte dai compratori finivano su carte prepagate ricaricabili, del tipo Postepay, rilasciate dietro presentazione di documenti stranieri contraffatti e che poi venivano svuotate da alcuni membri della banda criminale.

Il linguaggio in codice usato dai truffatori

I malviventi erano organizzati in due distinti gruppi: uno operava in Italia per truffare i clienti italiani, l'altro era radicato in Romania, dove venivano effettuate le operazioni informatiche più complesse per creare i "siti trappola" partendo dai dati di società realmente attive sul mercato. Per l'apertura delle carte prepagate, anche grazie alla collaborazione di Poste italiane, i truffatori avevano usato oltre cento documenti di identità falsi, spesso riferiti a Paesi stranieri in maniera da essere più difficilmente controllabili. Tra i dieci arrestati, accusati a vario titolo di truffa, utilizzo indebito di carte di credito, falsificazione di documenti, sostituzione di persona e furto di identità digitale, figura anche un rivenditore della provincia di Como: è lì che gli indagati avevano attivato numerose utenze telefoniche, poi finite sotto intercettazione. Dalle conversazioni ascoltate dagli agenti è emerso il linguaggio in codice usato dalla banda: le "bottiglie" erano le carte prepagate, i "cantieri" erano i conti gioco attivati per il riciclaggio del denaro, mentre il "caffè" dove gli arrestati si ritrovavano era un "luogo virtuale" su internet.

Tra gli arrestati anche uno studente universitario: in manette all'esame

L'operazione della polizia postale, denominata Face Off, potrebbe portare a ulteriori sviluppi: sono infatti in corso ulteriori approfondimenti sulla ramificazione dell'organizzazione criminale, diffusa in tutta Europa. Tra gli arrestati figura anche un ragazzo romeno di 23 anni, incensurato: considerato un piccolo genio con le cifre, è stato fermato proprio mentre discuteva un esame di informatica all'università. Molte delle persone romene coinvolte provengono da Ramnicu Valcea, cittadina che gli investigatori hanno definito la "Hackerville" d'Europa per il record di truffe online.

Il ruolo del gioco online

Le indagini della polizia postale hanno inoltre portato alla luce il ruolo del gioco online nel sistema di riciclaggio del denaro sottratto in maniera fraudolenta. Su alcune piattaforme venivano creati degli account intestati a nome di ignari utenti e collegati ad altrettante carte prepagate attivate con documenti falsi. Sui conti poi transitavano sia le somme di denaro ottenute con la tecnica del "phishing", cioè le finte vendite online, sia quelle frutto dell'utilizzo indebito delle credenziali sottratte con il classico sistema delle email trappola: quelle che inondano le nostre caselle e-mail con finti messaggi di banche che, con la scusa di aggiornare i profili personali, chiedono di inviare informazioni sensibili.

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