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Stuprata dal ragazzo delle pizze: per il titolare della pizzeria “si è inventata tutto”

Massimo riserbo sulla vicenda della donna di 41 anni di Milano che sarebbe stata violentata mercoledì 22 aprile da un ragazzo che le aveva consegnato una pizza a casa. Ancora molti gli aspetti da chiarire, mentre per il titolare egiziano della pizzeria la donna “si è inventata tutto”. Il presunto violentatore è ancora ricercato.
A cura di Francesco Loiacono
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Dettagli da chiarire, versioni contrastanti e ancora un grosso tassello che manca. La vicenda di Roberta, la donna di 41 anni di Milano violentata lo scorso mercoledì 22 aprile da un ragazzo che le ha consegnato la pizza a domicilio è molto delicata. Non solo per l'episodio in sé, che se confermato sarebbe di una brutalità inaudita e lancerebbe grosse ombre sulla questione sicurezza a Milano. Ma anche perché qualcuno, leggasi Matteo Salvini e la Lega, non ha perso tempo per iniziare a speculare su una vicenda i cui contorni sono ancora tutti da chiarire, invocando la castrazione chimica per il presunto violentatore.

Il titolare della pizzeria: "Si è inventata tutto"

Proprio quest'ultimo, descritto come un egiziano di circa 30 anni alto 1 metro e 80, è ancora senza un nome e un volto. Anzi, l'unico dato certo, come scrive il Corriere a proposito dell'indagine, è che il presunto violentatore non è stato ancora identificato con certezza. In un caso di stupro, la mancanza dell'aggressore è il più grosso tassello da completare. Ci sono, però, altri aspetti da chiarire. Il primo riguarda le versioni contrastanti fornite dalla presunta vittima e dal titolare egiziano della pizzeria sotto casa sua, quella da cui Roberta avrebbe ordinato la pizza divenuta poi il pretesto per dare il via alle violenze. L'uso del condizionale è dovuto al fatto che il titolare ha smentito la circostanza, affermando che la donna "non ha neppure ordinato una pizza, ma tre bottiglie di birra". E arrivando a sostenere che il racconto della donna sarebbe "una completa invenzione". Parole che però contrastano completamente non solo con la denuncia della presunta vittima, ma anche con quanto ha visto l'amica che, il mattino dopo la violenza, si è recata a casa sua per assisterla: "Giovedì mattina quando sono andata a soccorrere Roberta la pizza era sul tavolino dove era stata lasciata dal ragazzo delle consegne. Una pizza con carciofini o funghi. Non era stata toccata neppure una fetta", ha detto l'amica.

Gli altri dettagli da chiarire

Il lungo silenzio della presunta vittima, che ha riferito di non essere riuscita a gridare mentre il suo violentatore abusava di lei sul divano di casa e neppure dopo, quando l'aggressore si è impossessato di 40 euro e se ne è andato, è un altro elemento che sarà passato al vaglio degli inquirenti, che molto probabilmente ascolteranno ancora più volte la donna e anche il titolare della pizzeria e il fratello. Questi ultimi, già ascoltati venerdì mattina in commissariato, hanno smentito un loro coinvolgimento nella vicenda. Il titolare del take away ha detto che a consegnare la pizza mercoledì sera è stato proprio il fratello "ma lui non c’entra niente". Una ricostruzione in contraddizione con quanto riportato dal Corriere in un primo momento. Secondo il quotidiano, infatti, il titolare interrogato proprio da Roberta il giorno dopo avrebbe detto: "Io prendo la gente per lavorare, non so come si chiama". Ci sarebbe stata inoltre una telefonata fatta dalla pizzeria alla casa della donna la sera di mercoledì, dopo la violenza, alla quale Roberta non ha risposto, e poi un colloquio tra Roberta e il titolare, assieme a un suo cugino, nel pomeriggio del 24 aprile, per cercare di "sistemare quello che è successo".

Un altro elemento che sarà chiarito a breve arriverà dai risultati degli esami effettuati al Servizio violenze sessuale della clinica Mangiagalli, dove giovedì Roberta è stata visitata. I primi test non avrebbero evidenziato una penetrazione, un elemento che combacia con il racconto fatto dalla donna. Ci sarebbero però tracce di sperma sulla tuta indossata dalla Roberta al momento dell’aggressione.

Adesso l'inchiesta è sul tavolo degli esperti della sezione Reati sessuali della squadra mobile di Milano. Che dovranno agire al più presto per evitare che, da un lato, il dolore vissuto dalla presunta vittima della violenza possa aumentare, alimentato da sospetti e incongruenze. Sospetti e incongruenze su cui però c'è la necessità di investigare con il massimo impegno, per evitare che, dall'altra parte, in questa che, comunque vada, resta una brutta storia, ci possa andare di mezzo un innocente.

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