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Stranieri assunti da ditte fittizie per avere permessi di soggiorno: 171 indagati, 11 arresti

La polizia di Monza ha scoperto un’organizzazione criminale che favoriva l’immigrazione clandestina. Attraverso aziende fittizie venivano assunti cittadini stranieri bisognosi di un permesso di soggiorno. Al centro dell’organizzazione un commercialista 55enne di Sesto San Giovanni, finito in carcere. Altri dieci tra i suoi più stretti collaboratori sono ai domiciliari. Ingente il volume di affari: tra i due e i tre milioni di euro.
A cura di Francesco Loiacono
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Sono 171 le persone indagate dalla procura di Monza con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Le indagini dei poliziotti del commissariato di Monza, partite nei primi mesi del 2015, hanno permesso di smantellare un'imponente organizzazione che, tramite aziende fittizie, assumeva cittadini stranieri bisognosi di un permesso di soggiorno, producendo per loro, dietro pagamento, documenti falsi con i quali presentare richiesta agli uffici dell'immigrazione.

Al centro dell'organizzazione un commercialista 55enne con studio a Sesto San Giovanni (Milano), U.M.D.. Assieme ai collaboratori del suo studio e ad altre persone, dal 2007 al 2016 avrebbe fornito a un enorme numero di cittadini stranieri la documentazione lavoro necessaria alla richiesta del titolo autorizzativo alla permanenza o all’ingresso in Italia. Sarebbero centinaia le ditte fittizie coinvolte nella vicenda, che hanno assunto negli anni migliaia di dipendenti. In molti casi è però intervenuta la prescrizione: oggetto dell'operazione sono dunque solo gli anni dal 2012 ad oggi, che hanno visto la creazione di 35 aziende fittizie e l'assunzione di oltre 1.500 dipendenti. Il giro d'affari dell'associazione per delinquere, sulla base del prezzo medio corrisposto da chi aveva necessità dei documenti (tra i 200 e i tremila euro), oscilla tra i 2 ed i 3 milioni di euro solo per quanto riguarda gli anni dal 2012 in poi.

Gli stranieri venivano reclutati nei phone center

Il reclutamento degli stranieri bisognosi di un permesso di soggiorno avveniva tramite una rete di intermediari, operanti in alcuni luoghi frequentati dagli immigrati, come un phone center di Limbiate. Gli intermediari li avvicinavano e prospettavano loro l'assunzione in ditte fittizie dietro il pagamento di una somma. Gli intermediari raccoglievano i documenti degli stranieri e, nel giro di tre quattro giorni, il commercialista preparava loro i documenti richiesti.

L’operazione è stata denominata Hydra, il mostro dalle nove teste di serpente che, una volta tagliate ricrescevano duplicate. Il motivo è che questo era anche il modus operandi del capo dell'associazione criminale: ogni volta che il commercialista avvertiva infatti una stretta nei controlli non esitava a creare una nuova ditta fittizia all'interno della quale assumere i suoi "clienti". Il professionista è l'unico tra gli indagati finito in carcere: altri dieci tra i suoi più stretti collaboratori sono invece ai domiciliari.

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