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Soldi delle società usati per lavori privati: chiesta condanna a 15 mesi per Diana Bracco

Il pubblico ministero di Milano Giordano Baggio ha chiesto un anno e 3 mesi di condanna per l’ex presidente di Expo Diana Bracco, imputata per evasione fiscale e appropriazione indebita. Secondo il pm la Bracco avrebbe usato soldi delle società del gruppo Bracco Spa per lavori nelle sue ville. Sereno il legale della Bracco: “Nessuna rilevanza penale, le imposte sono state già pagate”.
A cura di Francesco Loiacono
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Un anno e tre mesi di carcere per Diana Bracco. E' quanto ha chiesto il pubblico ministero di Milano, Giordano Baggio, nel corso della requisitoria del processo che vede l'ex vice presidente di Confindustria ed ex presidente di Expo spa imputata per evasione fiscale e appropriazione indebita. Secondo l'accusa, la Bracco, in qualità di presidente del Consiglio di amministrazione della Bracco spa, avrebbe "sottratto denaro alle società per pagare lavori privati", in particolare interventi di ristrutturazione e riqualificazione alle sue ville di Milano, Merate, Nizza Monferrato, Anacapri e nelle tenute francesi della Bracco.

Le fatture per questi lavori, secondo il pm, sono state emesse con false causali per farle risultare come forniture e prestazioni per le aziende del gruppo Bracco. Inoltre, sulle stesse fatture (del valore di oltre 3 milioni di euro) non sarebbero state pagate le imposte, per un'evasione complessiva superiore al milione di euro.

Nel corso della requisitoria il pm ha chiesto nove mesi di carcere per altri due imputati: Marco Isidoro Pollastri e Simona Adele Calcinaghi, titolari dello studio di progettazione Archilabo di Monza e architetti di fiducia della Bracco. Il presidente del cda della Bracco Real Estate Srl, Pietro Mascherpa, ha patteggiato davanti al giudice per l'udienza preliminare una multa da 45mila euro.

L'avvocato di Diana Bracco: "Non esiste rilevanza penale, sono sereno"

L'avvocato di Diana Bracco, Giuseppe Bana, ha ribadito "la totale estraneità" della sua assistita dalle accuse mosse. Secondo il legale i fatti contestati non hanno alcuna rilevanza penale, in quanto "le fatture contestate non erano inesistenti e anzi si riferivano a prestazioni realmente eseguite". Per quanto riguarda la presunta evasione fiscale, l'avvocato – come affermato quando venne fuori la notizia dell'inchiesta ai danni della Bracco – ha precisato che tutte le imposte sono state pagate tramite ravvedimento operoso e che "non ci sono situazioni aperte con l'Agenzia delle Entrate". Bana si è detto sereno e fiducioso per il prosieguo del processo.

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