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Si fingono giornalisti e agenti segreti e riducono in schiavitù per mesi una 30enne

Una coppia di Busto Arsizio, in provincia di Varese, è stata denunciata per maltrattamenti e stalking. I due avevano conosciuto in chat una 30enne: presentandosi come giornalisti l’avevano convinta ad andare a convivere con loro. Poi però sono iniziate le violenze, andate avanti per mesi: per soggiogare e intimidire la ragazza, il marito ha raccontato di essere una spia, minacciando ritorsioni sui familiari della giovane.
A cura di Francesco Loiacono
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Arriva da Busto Arsizio, in provincia di Varese, una storia incredibile che vede protagonista una coppia di coniugi italiani di 43 e 45 anni e una ragazza di 30 anni. I primi hanno segregato per mesi la 30enne, conosciuta in chat, fingendosi dapprima giornalisti free lance e poi agenti segreti. L'hanno prima convinta ad andare a vivere nel loro appartamento, poi, dopo averla soggiogata grazie anche a minacce pesanti, hanno iniziato una lunga serie di violenze, fisiche e psicologiche. Fino a quando la ragazza, grazie anche all'intervento di un suo familiare, è riuscita a liberarsi denunciando quanto subito ai carabinieri.

Adesso, al termine delle indagini partite a marzo, i militari dell'Arma hanno denunciato a piede libero per maltrattamenti e stalking i due, entrambi incensurati. Per il marito, un pensionato di 43 anni, e per la moglie casalinga il giudice ha anche disposto il divieto d'avvicinamento alla ragazza.

I coniugi si erano finti giornalisti di guerra

Tutto era nato da un incontro in chat tra la coppia e la ragazza. Marito e moglie si erano finti fratello e sorella e, dicendo di essere giornalisti free lance in zona di guerra, avevano convinto la ragazza ad andare a convivere con loro. Fin dal giorno seguente al trasferimento erano però iniziate le percosse e le violenze, documentate da referti medici. Per impedire alla ragazza di ribellarsi, il 43enne aveva millantato di essere una spia, minacciando ritorsioni ai suoi familiari se non avesse obbedito alle sue richieste. La coppia chiedeva soldi alla giovane, facendosi pagare perfino le vacanze. I due coniugi inoltre ne controllavano i movimenti e i profili social, arrivando a pedinarla anche sul luogo di lavoro e a chiuderla a chiave in casa. Solo lo scorso marzo, dopo mesi, la ragazza è riuscita a trovare il coraggio di denunciare i due, che qualche giorno prima l'avevano picchiata violentemente. Per recarsi in caserma aeva sfruttato l'intervento di un suo familiare, che aveva contattato i coniugi fingendo di accettare le loro richieste sessuali: marito e moglie gli avevano infatti proposto un rapporto a tre.

Quando i carabinieri sono intervenuti in casa della coppia per notificare l'ordinanza del divieto di avvicinamento, hanno trovato nell'abitazione un vero e proprio arsenale: pistole e fucili da caccia, regolarmente detenuti, che sono comunque stati sequestrati a scopo preventivo.

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