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Sgominata la banda di albanesi che rubava nelle case e terrorizzava la Lombardia

Saccheggiavano case e si spostavano da un paese all’altro della provincia di Lodi, avevano messo a segno più di cinquanta tra furti e rapine: stanati e arrestati dalla polizia.
A cura di Redazione Milano
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La Polizia di Stato di Lodi ha sgominato una banda di albanesi solita compiere furti e rapine in abitazioni, muovendosi per centinaia di chilometri attraversando le province di Lodi, Pavia, Cremona, Alessandria, Novara, Piacenza e Milano. Le indagini della Squadra Mobile di Lodi, grazie anche alla collaborazione dei cittadini, hanno avuto inizio con il monitoraggio di un’autovettura lasciata da giorni in un parcheggio di un paese della provincia lodigiana dove si erano verificati molti furti sia in appartamenti che in ville. I malviventi avevano adottato un modus operandi ben collaudato: per poter agire senza essere scoperti erano soliti utilizzare, per spostarsi da una provincia all’altra, le autovetture rubate al termine delle razzìe nelle abitazioni e, dopo averle utilizzate per commettere i furti, di norma le esportavano all’esterno. Nell’arco di due mesi, l'attività di indagine, ha permesso di accertare che l’organizzazione ha messo a segno più di cinquanta furti ed alcune rapine anche in zone residenziali di paesi della zona.

Nel corso dell’indagine è stato riscontrato che il gruppo ha avuto in uso una decina di auto, alcune di grossa cilindrata altre più piccole, che in occasione di controlli delle Forze dell’Ordine, sono state abbandonate anche sul ciglio della strada per assicurarsi una via di fuga attraverso i campi. I malviventi avevano raggiunto un elevato livello di scaltrezza tanto che, quando si trovavano a bordo dell’autovettura di loro proprietà, sentendosi sicuri commentavano con ironia l’attività delle Forze dell’Ordine, esaltando le loro imprese e le loro capacità criminali. Le loro conversazioni però venivano registrate e, nel corso delle intercettazioni, è stato possibile conoscere le tecniche e i metodi che usavano per portare a compimento i furti e le rapine. Non solo coi loro dialoghi hanno fornito indicazioni sui ricettatori dei beni rubati e sulle procedure seguite per la stima degli oggetti in oro e sulle modalità della vendita che avveniva, di norma, immediatamente dopo il furto, e spesso presso i campi nomadi dell’hinterland milanese. L’attività di saccheggio aveva raggiunto una professionalità tale da poter essere considerata un vero e proprio lavoro. I malviventi rispettavano metodicamente gli orari, iniziavano le loro razzie nel primo pomeriggio per rientrare in serata, cenare e poi riuscire la sera per approfittare del buio.

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