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Saronno, il medico killer alla testimone che lo denunciò: “Potrei ucciderti in qualunque momento”

È stata un’infermiera a denunciare Leonardo Cazzaniga, l'”angelo della morte” accusato di aver ucciso quattro pazienti all’ospedale di Saronno somministrando loro dosi massicce di farmaci. Il medico l’aveva minacciata: “Posso ucciderti in qualunque momento”. Intanto l’inchiesta si allarga: 80 le cartelle cliniche sequestrate dai carabinieri.
A cura di Francesco Loiacono
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I due arrestati, Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni (Facebook)
I due arrestati, Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni (Facebook)

Se la spirale di morte nella quale è stato avvolto per anni l'ospedale di Saronno (Varese) si è interrotta, lo si deve anche al coraggio di un'infermiera. È lei, C.L., che ha denunciato l'anestesista Leonardo Cazzaniga, "l'angelo della morte" come si faceva chiamare, accusato di aver ucciso da solo almeno quattro anziani pazienti e, in combutta con la sua amante Laura Taroni, infermiera, il marito di lei. Queste, almeno, le morti accertate, anche se si teme che le vittime della coppia killer possano essere state molte di più: le cartelle cliniche sequestrate dai carabinieri sono 80.

È stata un'infermiera a denunciare il medico killer

Il medico uccideva i suoi pazienti praticandogli il "Protocollo Cazzaniga": cioè la somministrazione per via endovenosa di dosi massicce di potenti farmaci, non indicati a volte per il trattamento delle patologie che manifestavano (in un caso, del 93enne Antonino Isgrò, il paziente è arrivato al pronto soccorso  con una frattura e ne è uscito purtroppo in una bara) o con sovradosaggi letali. Ma, al contrario di altri medici e infermieri che a quanto pare conoscevano questo protocollo e non ne avevano mai parlato (forse perché non ipotizzavano fosse letale), l'infermiera-coraggio in più casi si è rifiutata di somministrare ad alcuni pazienti i medicinali prescritti dall'angelo della morte, salvando loro la vita. E trovando l'ulteriore coraggio di rivolgersi alla magistratura per denunciare quanto stava accadendo in ospedale, portando così all'apertura dell'inchiesta della procura di Busto Arsizio che è stata chiamata "Angeli e demoni".

Le minacce del medico: "Potrei ucciderti in qualunque momento"

Coraggio è la parola giusta: perché il dottor Cazzaniga faceva paura ad alcuni colleghi (una commissione d'inchiesta istituita nel 2013, che non ha però portato a provvedimenti contro Cazzaniga, parla di "conflittualità con i colleghi") e di fronte ai rifiuti dell'infermiera l'aveva minacciata di morte: "Tu da ora in avanti sei finita, io potrei ucciderti in qualunque momento. Tu qui non lavorerai mai più tranquilla, ti farò pagare qualsiasi minimo errore", si legge nelle 63 pagine della richiesta di misura cautelare firmata dal procuratore Gian Luigi Fontana e dal sostituto Maria Cristina Ria. Dalle quali continuano a emergere le inquietanti conversazioni tra i due amanti. In una Cazzaniga psicanalizza l'amante cercando di definire l'odio che la donna prova nei confronti di alcuni suoi familiari (aveva progettato di uccidere anche un cugino acquisito): "Hai un'ira dentro che ti sballa completamente. Li tortureresti, ne faresti di tutti i colori. Li accopperesti e poi li appenderesti come facevano un tempo gli unni. Le teste mozzate davanti a casa, sulla picca, su un pezzo di legno. E le metteresti al pubblico ludibrio finché la testa non si scarnifica. Poi torneresti a casa a berti un caffè".

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