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S’inventa un lavoro: “Aiutare chi ha subito un lutto”

Lodi. La storia di Silvia Mecca, 36 anni e una laurea in Economia e commercio. Dopo un anno di meditazione zen in monasteri buddisti francesi e scozzesi ha deciso di aiutare chi subisce una grave perdita, accompagnandolo nel percorso di elaborazione del lutto.
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A cura di Francesco Loiacono
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Mollare un posto di lavoro a tempo indeterminato per aiutare le persone a elaborare i lutti. È la scelta che ha fatto Silvia Mecca, 36enne lodigiana che ha trasformato questa sua “passione” in un vero e proprio mestiere. Che, per quanto possa sembrare strano, è una professione molto richiesta a Milano e che si sta espandendo anche in altre città, come Lodi. Nel capoluogo lombardo sono diversi i corsi, per lo più rivolti a psicologi, che si occupano del tema. Ma ci sono anche associazioni, gruppi di mutuo aiuto – persino su Facebook – e iniziative che godono persino del patrocinio del Comune. Insomma il lutto, inteso non solo come perdita di una persona cara ma anche come venir meno di una certezza, in senso affettivo o lavorativo, “attira”. E se da un lato è un’esperienza traumatica per chi lo subisce, dall’altro può essere un’opportunità per chi è specializzato nell’affrontarlo. L’obiezione, ovvia in questi casi, è che sfruttare in chiave economica il dolore altrui pone seri dubbi di natura etica. Ma nel caso di Silvia Mecca, come degli altri elaboratori del lutto, vale una risposta: nessuno impone nulla. E l’elaborazione del lutto promette, inoltre, di aiutare concretamente una persona in difficoltà promuovendone il benessere globale.

Silvia Mecca ha deciso di fare l’accompagnatrice nell’elaborazione del lutto nel 2011, dopo una carriera all’interno di un’azienda milanese e studi in economia e commercio. A un certo punto ha scelto di cambiare, forse spinta anche dal corso per diventare counselor che frequentava dal 2007. Ha visitato alcuni monasteri buddisti in Francia e Scozia, e dopo un anno di meditazione zen insieme ai monaci ha compreso di voler dedicarsi interamente alla tematica dell’eleborazione del lutto, affrontandola con le sue competenze olistiche. Non è una psicologa né una terapeuta: nei suoi incontri ascolta le persone, “cercando di divulgare il tema della morte nella nostra società” e cercando di “abituare i parenti che perdono una persona cara a condividere le proprie emozioni con gli altri”. In media, i primi risultati si ottengono dopo dieci o venti incontri. “La morte è il più grande cambiamento della nostra vita, non bisogna viverlo con terrore”.

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