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Ragazzo aggredito con l’acido: ecco come sono stati incastrati gli aggressori

Il retroscena dell’aggressione di due domeniche fa in via Carcano a Milano: Martina Levato, la 23enne bocconiana che ha sfregiato con dell’acido muriatico il suo ex ragazzo, incastrata dal confronto delle rubriche telefoniche del suo complice e della vittima.
A cura di Francesco Loiacono
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È stato un confronto tra cellulari a permettere alla polizia di risalire a Martina Levato, la studentessa 23enne che due domeniche fa ha aggredito con dell'acido muriatico il suo ex ragazzo, Pietro Barbini, in via Carcano. Il retroscena di quella concitata sera nelle stanze semideserte della questura di via Fatebenefratelli, a Milano, è raccontato dal Corriere della sera. Che rivela anche come determinante, ai fini dell'individuazione della Levato, arrestata qualche ora dopo il suo complice – il 30enne Alexander Boettcher – sia stato l'apporto di Gherardo Barbini, padre del ragazzo aggredito, rimasto per dieci ore a disposizione dei poliziotti nonostante suo figlio si trovasse in ospedale in condizioni drammatiche. "È stato lucido, calmo, di estremo aiuto", dicono di lui gli investigatori. Gherardo Barbini ha capito che sarebbe stato più utile in questura: ed è stato lui, infatti, a fornire un utile riscontro per chiarire la posizione dell'unico nome in comune tra la rubrica del cellulare del 22enne Pietro Barbini e quella di Boettcher, arrestato dopo aver inseguito con un martello in mano il giovane studente, attirato in trappola dai due aggressori.

Crollato l'alibi di Martina

Il nome è, appunto, quello di Martina Levato. "Credo sia una vecchia compagna di scuola di Pietro", ha detto il padre. Una svolta nelle indagini. La Levato viene trovata a casa dei genitori, a Bollate, intorno alle 3 di notte, circa dieci ore dopo l'aggressione, avvenuta alle 5 di pomeriggio. Portata in questura, abbozza un alibi – "Ero a casa di un amico" – che però non regge al contro-interrogatorio dell'amico in questione, che rivela che Martina era andata da lui solo dopo le sei, piuttosto agitata. L'alibi della ragazza crolla. Arriva la sua confessione, con tanto di giustificazioni – l'avrebbe fatto perché ossessionata da Pietro Barbini, in realtà reo solo di averle mandato un messaggio di auguri in cui le consigliava di interrompere la relazione con Boettcher – e di tentativi di scagionare Alexander Boettcher, il suo amante e complice con il quale aveva intrapreso una relazione morbosa. La ragazza, adesso in carcere a San Vittore, si è detta pentita del gesto: la sua posizione, così come quella del suo complice, potrebbe però peggiorare. L'accusa di lesioni a loro carico potrebbe infatti passare a "lesioni gravissime" e fargli rischiare dai 6 ai 12 anni di carcere. Il 22enne Pietro Barbini, già operato due volte, rischia di perdere l'occhio destro.

L'inchiesta è ancora in corso

L’inchiesta sull'aggressione è  comunque ancora in corso, con l’analisi su telefoni e computer. Due gli elementi fondamentali: il primo è capire se ci possano essere connessioni tra l'aggressione di via Carcano e altri episodi simili avvenuti recentemente a Milano, come quella, sempre con acido, a Quarto Cagnino. La seconda è risalire al numero da cui sono partite le telefonate che hanno attirato Pietro Barbini in trappola, con la scusa della consegna di un pacco. Il prefisso è 0011 e potrebbe appartenere a un servizio di telefonia che passa da internet. Un elemento che potrebbe pesare sul livello di premeditazione dell'aggressione.

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