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Professoressa sgozzata in casa a Seriate: il marito non risponde agli inquirenti

Il marito di Gianna Del Gaudio, la professoressa in pensione sgozzata nella sua villetta di Seriate lo scorso 26 agosto, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al pm che indaga sul caso. L’uomo è l’unico indagato per un omicidio pieno di misteri: non convince la versione del ladro entrato in casa e non si trova ancora l’arma del delitto. Decisivi i risultati delle analisi svolte dai Ris di Parma nella villetta, attesi a breve.
A cura di Francesco Loiacono
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Misteri e silenzi. L'omicidio di Gianna Del Gaudio, professoressa in pensione sgozzata nella sua villetta di Seriate (Bergamo), nella notte del 26 agosto, continua ad essere un rebus per gli inquirenti. Di certo non aiutati dalla strategia difensiva scelta dall'unico indagato per il delitto, il marito della 64enne. L'uomo, Antonio Tizzani, ha deciso infatti di avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio svoltosi ieri in procura a Bergamo, davanti al pubblico ministero Laura Colucci.

Sono così rimaste senza risposta alcune delle domande che gli inquirenti si sono posti subito dopo l'omicidio, e soprattutto dopo la prima versione dei fatti riportata dall'uomo, ex ferroviere. Tizzani ha raccontato di aver visto un uomo incappucciato fuggire dalla loro villetta, subito dopo aver scoperto il corpo senza vita della moglie. Ma chi indaga sul delitto non riesce a comprendere perché il presunto ladro omicida si sarebbe messo a frugare nella villetta dopo aver ucciso Gianna anziché fuggire subito.

Non si trova l'arma del delitto

Resta, poi, il mistero dell'arma del delitto, che ancora non si trova. Si tratta molto probabilmente di un lungo coltello, con il quale l'omicida ha sgozzato in un colpo solo, profondo e premeditato secondo il medico legale, la povera 64enne. E ancora: nessuno ha sentito Gianna chiedere aiuto, ma alcuni vicini di casa affermano di averla vista parlare agitata al telefono alcune ore prima del delitto. Un'altra stranezza: né dal cellulare di Gianna né da quello del marito risultano essere state fatte o ricevute chiamate nel periodo indicato dai testimoni.

Tanti piccoli tasselli sembrano non tornare, impedendo così agli inquirenti di ricostruire quel mosaico che potrebbe aiutarli a dare un volto all'assassino. Per cercare le tessere mancanti si aspettano adesso i risultati delle indagini svolte dai Ris di Parma sul luogo del delitto. Sono state trovate e analizzate alcune macchie di sangue trovate sul viale e sul cancello della villetta, che potrebbero essere state lasciate dal coltello gocciolante usato dal killer. La speranza è che nei campioni di sangue ci siano tracce biologiche di un'altra persona: potrebbe essere un elemento decisivo per avvalorare la versione del marito e alleggerire la pressione nei suoi confronti.

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