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Primarie 2016: sapessi com’è strano vedere un cinese che vota a Milano

La partecipazione al voto per le primarie di centrosinistra milanesi della comunità cinese è stata vista con sospetto e accompagnata da molte polemiche. Che hanno creato un inedito fronte che va dalla Lega ad alcuni esponenti della sinistra. Siamo sicuri che i pregiudizi non c’entrino nulla?
A cura di Francesco Loiacono
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Ci sono cinesi in coda per votare alle primarie di centrosinistra di Milano. È strano? Sì, perché è una novità. Come deve essere stato strano vedere le donne ai seggi nel Dopoguerra. Come potrebbe (si spera presto) essere strano vedere gruppi di immigrati regolari, ormai membri effettivi della nostra comunità, votare alle future elezioni politiche. Chissà però se e quando avverrà tutto questo. Perché dopo le polemiche sui voti della comunità cinese di Milano, contro l'estensione del diritto di voto anche agli stranieri residenti sembra essersi formato un insolito schieramento trasversale, che va dalla Lega (a Salvini e all'assessore Bordonali non sembra vero essersi visti servire su un piatto d'argento certi argomenti) a esponenti di quella sinistra che dei diritti civili per tutti è stata sempre paladina.

"Non è un voto consapevole"

Il punto, lo so bene, è legato alla consapevolezza del voto. Ma spiegatemi, allora, una cosa: perché accanirsi – sì, il termine giusto secondo me è questo – sui cinesi, e non uno e dico uno che è andato a intervistare qualche milanesissimo in coda per chiedergli cosa ne pensasse dei candidati e se fosse consapevole di quello per cui stava votando? La risposta, me la do da solo, è nel pregiudizio con cui un'intera comunità viene ancora vista. Anche da chi dovrebbe aver imparato per mestiere e deontologia che le generalizzazioni non vanno mai bene. Perché sì, ci sarà stato qualche cinese che non era molto consapevole di quanto stava facendo, ma da qui a dipingere come monolitica, telecomandata da qualcuno e senza capacità di libero giudizio un'intera comunità ce ne passa. E, difatti, nelle risposte di altri milanesi di origine cinese (perché è di questo che si parla) io ho sentito parole di buon senso: voto Sala perché ha fatto bene con Expo, perché penso potrà fare di Milano una città migliore.

"Non è un voto d'opinione"

“Non è un voto d'opinione, non è un voto per degli ideali”. Posso essere d'accordo – ma anche qui, gli intervistatori hanno chiesto quale fosse il pensiero politico degli intervistati? Mi sembra difficile, considerando che come hanno sottolineato, alcuni non sapevano parlare bene l'italiano: che non significa però che non sappiano pensare in cinese). Ma a meno che non si documenti che c'è stato un reato a monte, che si tratti di un vero e proprio voto di scambio, votare qualcuno perché si spera che possa migliorare le condizioni di una comunità, perché possa garantire anche cose concrete – tipo un lavoro, quartieri più sicuri, meno freni per il commercio – io non lo trovo affatto scandaloso. Anche perché in tanti con gli ideali hanno ingannato e deluso migliaia di elettori. Su cose concrete, tipo ridurre gli orari di una Ztl, è molto più difficile bluffare. O lo fai, o non lo fai.

Majorino: "La cultura della cittadinanza non va esibita a giorni alterni"

Ecco, adesso più che le polemiche – “Sterili”, ha detto l'assessore Chiara Bisconti incrociata al suo seggio in zona Dezza-Solari domenica mattina – magari sarebbe utile cercare di capire cosa ha detto Sala ai rappresentanti della comunità. Ha centrato il punto un altro candidato alle primarie Pierfrancesco Majorino, che in un post su Facebook ha scritto di essersi battuto molto per regolarizzare il commercio in zona Sarpi e di aver “litigato e non poco con la Comunità cinese lì presente”. Da qui sarebbe nato il sostegno per Sala “in “antitesi” alla sua candidatura. Visioni diverse, dunque. Ma piuttosto trasparenti: il sostegno di parte della comunità cinese è stato annunciato pubblicamente prima del voto, così come quello di alcune associazioni di consumatori per Francesca Balzani. Ai seggi però nessuno è andato a intervistare questi ultimi. Forse non erano abbastanza “strani”: avrebbero dovuto portarsi tutti una copia di Altroconsumo sotto al braccio come segno distintivo.

“Nessuno può permettersi di salutare negativamente la partecipazione alle primarie di cittadini d'origine straniera – ha detto sempre Majorino -. La cultura della cittadinanza non va esibita a giorni alterni”. Per la cronaca: ieri gli stranieri (quindi anche cinesi, ma non solo) al voto sono stati il 4 per cento su 7.750 votanti. Anche qui, evocare immagini di cinesi che vanno “in massa” a votare, a me sembra solo un voler calcare la mano su percezioni distorte – e un filo razziste – che abbiamo di questa comunità.

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