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Picchia la moglie perché non vuole convertirsi all’Islam: la donna fugge e lo denuncia

Un uomo di 35 anni di nazionalità marocchina, residente nel Varesotto, non potrà più avvicinarsi alla moglie, italiana. L’uomo per anni l’avrebbe picchiata e sottoposta a vessazioni di ogni sorta, anche davanti ai figli della coppia. Il 35enne voleva che la moglie si convertisse all’Islam e indossasse all’Islam, e le chiedeva di continuo soldi per alcol e cannabis. La donna lo ha denunciato dopo essere fuggita da casa.
A cura di Francesco Loiacono
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Ha subìto per anni vessazioni e violenze, avvenute anche davanti ai bambini, da parte del marito, un 35enne disoccupato di origine marocchina residente nel Varesotto. Alla fine la decisione: la donna è scappata di casa, rifugiandosi assieme ai figli nell'abitazione di alcuni parenti residenti nel Lazio. Solo lì, a distanza di centinaia di chilometri dal marito violento, la donna, di nazionalità italiana, ha trovato la forza di denunciare quanto era stata costretta a subire. Adesso, il 35enne violento non potrà più avvicinarsi a lei: il divieto gli è stato notificato dalla polizia di Busto Arsizio, che ha condotto le indagini sul caso assieme agli investigatori della questura di Varese, del commissariato di Gallarate e ai carabinieri di Albizzate.

Le violenze avvenivano davanti ai figli della coppia

Il 35enne è residente a Jerago con Orago, dove per lunghi anni la donna ha vissuto quotidianamente in balìa della sua violenza. Secondo quanto raccontato ai poliziotti, le vessazioni sarebbero iniziate subito dopo il matrimonio e la nascita dei figli della coppia. L'uomo avrebbe preteso che la moglie si convertisse all'Islam e indossasse il velo, e che gli consegnasse soldi per i suoi vizi: alcol e cannabis. Di fronte al rifiuto della donna scattavano le violenze: percosse, minacce di morte con un coltello e insulti, tutto davanti ai figli della coppia. Ogni volta la donna si giustificava davanti ai soccorritori dicendo di aver avuto degli incidenti domestici. Poi, però, è venuta fuori la verità: il pubblico ministero di Busto Arsizio Chiara Monzio Compagnoni ha contestato al 35enne il reato di maltrattamenti in famiglia, aggravati dall'essere stati commessi alla presenza dei bambini, ed è così scattata la richiesta della misura cautelare.

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