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Pedemontana, si indaga su tangenti: perquisita la sede e manager interrogati

Si sono presentati oggi presso la sede di Pedemontana ad Assago gli uomini del Nucleo di polizia tributaria. In mano un ordine di esibizione firmato dai pm Paolo Filippini, Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi della procura di Milano. Nel mirino l’appalto per la tratta tra Varese e Como, si indaga per corruzione.
A cura di Valerio Renzi
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Si sono presentati oggi presso la sede di Pedemontana ad Assago gli uomini del Nucleo di polizia tributaria. In mano un ordine di esibizione firmato dai pm Paolo Filippini, Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi della procura di Milano. Il sospetto degli inquirenti è che dietro l'aggiudicazione dell'appalto da 1,7 miliardi di euro per la costruzione di una delle autostrade più discusse della Penisola, ci sia il pagamento di alcune mazzette. Gli agenti durante il blitz sono andata anche a caccia dei documenti utili a stabilire "lo stato di realizzazione dei lavori aggiudicati alla società Strabag"  e "l'effettiva operatività dei cantieri".

L'accusa di corruzione al momento è contro ignoti, nessun nome nel registro degli indaganti, anche se sono stati ascoltati l'amministratore delegato di Pedemontana, Marzio Agnoloni, il presidente, Salvatore Lombardo e il responsabile dell’ufficio legale e di quello tecnico. Sotto la lente d'ingrandimento si troverebbe il lotto 2, ovvero la gara per aggiudicarsi i lavori per la tratta che connetterà Varese con Como, una striscia d'asfalto di 75 chilometri che arriverà secondo il progetto fino al valico di Gaggiolo. La gara d'appalto è stata aggiudicata nell'estate del 2011 da un consorzio d'imprese guidata dall'austriaca Strabag, ma che vede la presenza anche della Grandi Lavori Fincosit, della Adanti e della Maltauro, già finita nei guai per gli appalti di Expo.

Nel 2013 il Tar da ragione ad un gruppo di aziende che, arrivate seconde, decidono di fare ricorso contestando l'aggiudicazione dell'appalto: la Strabag avrebbe ottenuto i lavori effettuando uno sconto da 600 milioni di euro rispetto alla base d’asta, modificando in un secondo momento il progetto. Così sull'appalto si accendono i riflettori della Procura, poi lo scorso marzo ci arriva anche l'Autorità nazionale anticorruzione e Raffaele Cantone che ci vuole vedere chiaro. Attenzionata risulta essere anche una consulenza chiesta a Corinne Perotti, figlia di Stefano Perotti, finito nei guai solo un mese fa nell'indagine che ha travolto Ettore Incalca e il ministro Lupi.

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