Palazzo esploso a Milano: la compagna dell’uomo accusato di strage stava per lasciarlo
Sul suo profilo Facebook, l'ultima foto che ritrae insieme Micaela Masella, una delle vittime dell'esplosione di via Brioschi a Milano, e il marito Giuseppe Pellicanò, risale al 2009. Adesso la prima non c'è più, dilaniata dallo scoppio che ha causato la morte anche della giovane coppia di fidanzati Riccardo Maglianesi e Chiara Magnamassa. Il secondo, invece, è ancora ricoverato all'ospedale Niguarda assieme alle due figlie avute da Micaela. Ma soprattutto, Pellicanò è accusato di un reato terribile: aver provocato volontariamente l'esplosione che domenica 12 giugno ha distrutto la palazzina di via Brioschi 65 a Milano, manomettendo i tubi del gas.
Strage, è il capo d'imputazione di cui deve rispondere Pellicanò. E il movente potrebbe essere la gelosia. Come riportato dal quotidiano La Repubblica, difatti, l'uomo aveva scoperto da alcune mail che la compagna avrebbe lasciato di lì a poco la casa in cui i due vivevano con le bambine, per trasferirsi col nuovo compagno. Proprio quest'ultimo, Salvo Manganaro, ha confermato tutto al quotidiano. I due avevano preso in affitto una casa sempre in via Brioschi, poco lontano. In maniera forse da consentire alle due bambine, di 7 e 11 anni (una sarebbe affetta da una lieve forma di autismo) di non risentire troppo della separazione dal loro papà, definito molto premuroso e attaccato alle sue figlie.
Pellicanò e la moglie erano in crisi da anni
Pellicanò e la compagna sapevano di attraversare da tempo un momento di crisi. Il 51enne, titolare di un'agenzia pubblicitaria, era a quanto pare da anni anche al corrente della nuova relazione di Micaela con Salvo. La coppia viveva assieme soltanto per le figlie, secondo quanto raccontato dal nuovo compagno della donna. Ma presto anche quella parvenza di unità sarebbe finita. E potrebbe essere stato questo, unito al fatto che Pellicanò era in cura per depressione, ad aver spinto l'uomo a mettere in atto un piano terribile. Secondo gli inquirenti, qualche giorno prima dell'esplosione nell'appartamento della famiglia si registrò un consumo anomalo di gas, che solo il temporaneo distaccamento di un tubo avrebbe potuto causare. Potrebbe essere stata la prova generale della strage, il momento in cui Pellicanò ha manomesso il tubo che dall'impianto generale collega la cucina. Proprio quel tubo trovato staccato subito dopo l'esplosione e sul quale si concentrano gli esami "irripetibili" che hanno portato all'avviso di garanzia per l'uomo, in maniera da permettergli di nominare un perito di parte.
Naturalmente è tutto ancora da dimostrare, nessuna certezza. Ma le indiscrezioni della procura parlano di qualcosa di più di ipotesi. E di un sospetto tremendo, che potrebbe diventare un peso enorme col quale Pellicanò dovrà fare i conti per il resto della sua vita: spiegare alle sue figlie che è stato lui a uccidere la loro madre e a cercare di uccidere anche loro. Speriamo che sia tutto un grosso abbaglio.