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Palazzina esplosa a Milano: indagato per strage il marito di una delle vittime

Svolta clamorosa nell’inchiesta sull’esplosione della palazzina in via Brioschi 65 a Milano, che ha causato tre morti. Giuseppe Pellicanò, marito di una delle vittime e padre delle due bambine rimaste gravemente ferite nell’esplosione, sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Milano con l’accusa di strage. Secondo alcune indiscrezioni l’uomo, tuttora ricoverato in ospedale, era in cura per depressione.
A cura di Francesco Loiacono
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Una possibile svolta clamorosa si profila nell'inchiesta sull'esplosione della palazzina in via Brioschi 65 a Milano. Secondo quanto riporta il quotidiano "La Repubblica" Giuseppe Pellicanò, marito di una delle vittime e padre delle due bambine rimaste gravemente ferite nell'esplosione, sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Milano con l'accusa di strage.

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Pellicanò, rimasto a sua volta ferito nell'esplosione che la mattina di domenica 12 giugno causò tre vittime, è sospettato di aver causato volontariamente la fuga di gas all'origine della tremenda esplosione. La notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati è venuta allo scoperto grazie a un "avviso di accertamento non ripetibile", atto chiesto dai due magistrati che seguono il caso, i pubblici ministeri Elio Ramondini e Nunzia Gatto. I due pm avrebbero chiesto la nomina di un perito di parte a Pellicanò, come indagato, per effettuare accertamenti volti alla ricerca di impronte e tracce biologiche sul luogo dell'esplosione.

Pellicanò e la moglie erano separati: lui era in cura per depressione

Dall'inchiesta sullo scoppio di via Brioschi sarebbe emerso anche un altro particolare importante: Pellicanò, 51 anni, era in cura per depressione. Si sapeva già invece che l'uomo viveva ormai come "separato in casa" con la moglie Micaela Masella, una delle vittime dell'esplosione insieme alla giovane coppia di fidanzati Riccardo Maglianesi e Chiara Magnamassa, che abitavano nell'appartamento accanto a quello dove si è verificata la fuga di gas. Al contrario di quanto emerso in un primo momento, quando si ipotizzava che la fuga di metano fosse avvenuta in casa dei due fidanzati, è stato accertato che la fuga di gas proveniva proprio dalla casa dei Pellicanò: da subito tra gli inquirenti erano sorti dei dubbi sulla natura – accidentale o dolosa – della fuga di gas. Adesso la possibile svolta, che naturalmente dovrà essere accertata dai magistrati. Pellicanò, intanto, è sempre ricoverato all'ospedale di Niguarda assieme alle sue figlie.

I familiari di Chiara Magnamassa: "Non siamo sorpresi"

La notizia dell'iscrizione di Giuseppe Pellicanò nel registro degli indagati sembra non aver colto di sorpresa i familiari di Chiara Magnamassa, una delle altre vittime della tragica esplosione di via Brioschi: "L'ipotesi di una manomissione dell'impianto del gas era già stata avanzata – ha detto una delle parenti di Chiara -. Se ne era poi avuta conferma quando si è appreso che il contatore del gas di quell'appartamento aveva segnalato un improvviso picco di consumi. Comunque – ha aggiunto la donna – i genitori di Chiara e Riccardo si sono affidati ad un bravo avvocato e a noi non resta che attendere l'esito delle indagini. Ma il dolore non si cancella".

Anche il sindaco di Monte San Giusto, uno dei paesini in provincia di Macerata di cui erano originari i giovani fidanzati, ha voluto commentare la possibile svolta nelle indagini: "Significa che siamo di fronte ad una tragedia nella tragedia, un gesto inconsulto che ha provocato tre morti. Se dietro l'esplosione c'è un atto volontario, allora tutto diventa molto più grave", ha detto Andrea Gentili.

L'avvocato al quale si sono affidate le famiglie delle due giovani vittime, Danilo Bompadre, per il momento non si sbilancia: "Bisognerà accertare la conformità dell'impianto del gas, l'usura, una eventuale manomissione, la natura delle impronte repertate eccetera. Dobbiamo capire se siamo di fronte ad un'ipotesi dolosa o colposa", ha detto il legale, che entro lunedì nominerà un consulente di parte: potrebbe essere un docente del Politecnico.

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