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Operatrice violentata a Fontanella, i due richiedenti asilo che l’hanno salvata: “Siamo tutti uguali”

“L’abbiamo salvata. Per umanità e solidarietà, perché siamo tutti uguali”. Così hanno detto i due richiedenti asilo che lo scorso martedì a Fontanella, in provincia di Bergamo, sono intervenuti salvando un’operatrice culturale aggredita da un altro ospite di un centro di accoglienza. L’aggressore, un 20enne, è in carcere con l’accusa di lesioni e violenza sessuale.
A cura di Francesco Loiacono
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Si chiamano Idrissa Doumbia e Keba Diassigui e hanno rispettivamente 29 e 20 anni. Sono loro che lo scorso martedì mattina in un centro per richiedenti asilo di Fontanella, in provincia di Bergamo, hanno salvato un'operatrice culturale di 27 anni aggredita e violentata da un altro ospite della struttura, un 20enne della Sierra Leone. Idrissa e Keba vengono rispettivamente dal Mali e dal Senegal: il primo è in Italia da giugno, il secondo invece da due anni. I due ragazzi hanno parlato davanti ai giornalisti, raccontando la loro versione su quanto accaduto lo scorso 19 settembre. E chiarendo subito una cosa: "Saremmo intervenuti per aiutare chiunque, italiano o straniero".

Abbiamo sentito l'operatrice urlare

Non si ritengono eroi, i due ragazzi africani. Hanno sentito le urla dell'operatrice (qui il suo racconto) e sono intervenuti: "Non ricordo di preciso che ora fosse, ho sentito l’operatrice urlare. La porta era chiusa, io e Keba l’abbiamo spinta e siamo riusciti ad aprirla – ha spiegato Idrissa – Lei era a terra, il volto le sanguinava. L’abbiamo aiutata e messa sul letto. Non appena ci ha visti, il ragazzo ha preso una scala e si è buttato dalla finestra". Poi i due ragazzi e anche altri ospiti del centro lo hanno inseguito e bloccato, consegnandolo ai carabinieri.

Per Idrissa e Keba intervenire è stato normale: "L’abbiamo salvata. Per umanità e solidarietà, perché siamo tutti uguali". Anche l'aggressore, il 20enne della Sierra Leone che adesso si trova in carcere con le accuse di lesioni e violenza sessuale (ma lui ha negato gli abusi nel corso dell'interrogatorio di garanzia) è uno dei "fratelli africani" ospiti della struttura del Bergamasco, la comunità Terra promessa. Eppure, il timore dei due ragazzi è che il gesto del 20enne alla fine abbia risalto di quello compiuto da loro: "Ho sentito tante volte le persone parlare male dei migranti, dire che fanno cose brutte, ma non è vero perché le fanno anche gli italiani. Ci sono persone buone e persone cattive ovunque", ha detto Idrissa.

In paese in tanti ringraziano i due richiedenti asilo

In paese, in realtà, in tanti hanno ringraziato i due ragazzi per il loro intervento: il sindaco, Giuseppe Lucca, starebbe pensando anche di consegnare un riconoscimento ai due. Discordante il loro giudizio sul ragazzo arrestato: secondo Keba l'aggressore non era "a posto al cento per cento con la testa", era un po' strano ed era stato portato dalla psichiatra. Per Idrissa, invece, l'aggressore era solo una persona chiusa, senza molti amici, ma non c'erano stati episodi particolari da segnalare. Almeno fino a quando non ha messo le mani al collo dell'operatrice, salvata dall'intervento provvidenziale dei due richiedenti asilo.

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