17 CONDIVISIONI

Omicidi, ‘ndrangheta e “cold case”: un anno di crimini a Milano

Dal triplice omicidio di Motta Visconti all’assassinio del 23enne Andrea Pobbiati in un camper a Milano. Dalle operazioni contro la ‘ndrangheta alla sicurezza dei Capi di Stato durante il vertice Asem. Il 2014 raccontato dal bilancio del Comando provinciale carabinieri di Milano.
A cura di Francesco Loiacono
17 CONDIVISIONI
Immagine

L'ultimo giorno dell'anno è tempo di bilanci, e nemmeno le forze dell'ordine fanno eccezione. Quello del Comando provinciale dei carabinieri di Milano è però un bilancio particolare, che ha a che fare con tutti i crimini, spesso efferati, che hanno costellato il 2014. Tra questi, un ruolo di primo piano nella cronaca giornalistica lo meritano, purtroppo, gli omicidi, in aumento nel 2014 nonostante un calo generale dei reati denunciati a Milano e provincia. Si è passati dai 22 compiuti nel 2013 ai 27 di quest'anno. Tra questi, alcuni sono stati eclatanti, meritandosi tristemente la ribalta anche al di fuori dei confini cittadini e della Provincia.

Gli omicidi del 2014

Un caso su tutti: il triplice omicidio di Motta Visconti. Un programmatore di 32 anni, Carlo Lissi, il 14 giugno di quest'anno uccide la moglie e i suoi due figli, all'interno della propria villetta. Poi, come se nulla fosse, l'uomo esce e va a vedere la partita della nazionale di calcio, impegnata nella partita d'esordio ai mondiali brasiliani contro l'Inghilterra. Al rientro è lui stesso ad avvertire i carabinieri. Prima parla di una rapina, prova a costruirsi un alibi, ma poi crolla, confessando ai carabinieri il proprio atroce delitto. Messo alle strette, l'uomo dice di aver sterminato la sua famiglia – il figlio più piccolo aveva solo 20 mesi – perché la sentiva come un peso che gli avrebbe impedito di coltivare il sentimento, non ricambiato, che provava per una collega.

Se il triplice omicidio di Motta Visconti ha tristemente aperto la stagione estiva, a chiuderla è stato un duplice delitto a Bruzzano, periferia nord di Milano. La sera del 18 settembre, in piazza Giustino Fortunato, si consuma un vero e proprio agguato. Un uomo spara, ammazzandolo, a un 41enne albanese, giustiziandolo con due colpi di pistola. Poi ferisce gravemente un altro albanese, cugino della vittima. Infine elimina un 36enne egiziano, la cui unica colpa sarebbe stata quella di aver assistito all'agguato. Dopo una rocambolesca fuga, viene fermato l'autore della strage: si tratta di Stefan Paskali, alias Zhuba Kastriot. Basta poco ai carabinieri per capire che si trovano di fronte a un criminale estremamente pericoloso: l'uomo infatti era oggetto di un mandato di cattura internazionale, emesso dalle autorità albanesi, per un triplice omicidio avvenuto nel 2012 in Albania, consumato a colpi di kalashnikov e per futili motivi.

Risale allo scorso novembre, invece, un altro omicidio che ha scosso Milano. Un ragazzo di 23 anni, Andrea Pobbiati, il 17 novembre viene trovato morto in via Fabio Massimo, zona Corvetto, all'interno del camper in cui viveva. Quello che all'inizio ha tutte le caratteristiche del giallo viene risolto dopo pochi giorni dai carabinieri. I militari arrestano infatti un 20enne salvadoregno, accusandolo di aver ucciso, con più di 15 coltellate, il giovane Pobbiati. Il motivo: un diverbio per pochi soldi e un cellulare, poi degenerato. Il salvadoregno è stato arrestato mentre si recava negli studi Rai di via Mecenate, dove lavorava saltuariamente come comparsa, proprio come la vittima.

Non è stato compiuto, ma è stato risolto nel 2014 invece l'omicidio di Giuseppe De Rosa, un uomo ucciso nell'ottobre del 1976 e la cui morte era rimasta, fino a dicembre di quest'anno, un mistero. Un vero e proprio "cold case" risolto dai carabinieri grazie all'attività investigativa svolta nell'ambito della criminalità organizzata. Un'intercettazione ambientale, in particolare, all'interno dell'auto di una persona poi arrestata per infiltrazioni della ‘ndrangheta all'interno delle security delle discoteche milanesi, ha permesso di individuare in Rocco Papalia, storico boss ‘ndranghetista in carcere a Napoli, l'autore dell'omicidio avvenuto 38 anni fa. Si è trattato di uno dei primi delitti commessi dal “clan dei calabresi”, alla ricerca dell’affermazione criminale nella Lombardia dell’epoca.

La lotta alla criminalità organizzata

La soluzione del delitto De Rosa non è stato il solo risultato di rilievo contro l'infiltrazione della ‘ndrangheta in Lombardia, ormai purtroppo conclamata. Nel 2014 sono state due le inchieste più importanti, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano. La prima, a gennaio, ha riguardato alcuni appartenenti alla cosca ‘ndranghetista Barbaro-Papalia, attivi nell’hinterland milanese. Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di un circuito economico illecito, i cui introiti erano destinati al sostegno di alcuni ‘ndranghetisti detenuti, l’esistenza di attività di controllo di alcune discoteche milanesi e di estorsione, nonché il traffico illecito di sostanze stupefacenti.

A dicembre invece un'altra maxi-operazione è stata condotta contro la cosca Branca, diretta emanazione delle famiglie Libri, De Stefano, Tegano, originarie di Reggio Calabria. L’indagine ha portato all’esecuzione di 59 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, indiziati di associazione di tipo mafioso, traffico di armi, corruzione di pubblico ufficiale, estorsione, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Entrambe le operazioni hanno consentito di acquisire gravi e significativi elementi di responsabilità, in relazione all’infiltrazione nel settore economico-imprenditoriale lombardo.

Il vertice Asem: una prova generale per l'Expo 2015?

Nel bilancio del 2014 dei carabinieri non ci sono stati però solo omicidi da risolvere e organizzazioni criminali da sgominare. Un altro dei compiti dei carabinieri nel corso dell'anno è stato garantire la sicurezza per tutti gli incontri internazionali che sono stati ospitati a Milano nel 2014. Dal primo luglio, infatti, l'Italia ha assunto la Presidenza semestrale del Consiglio dell'Unione Europea. Milano, con un’agenda di quattro mesi, ha ospitato le riunioni dei Consigli di vari ministeri, numerose riunioni ministeriali informali, vertici internazionali e soprattutto il vertice euroasiatico Asem (Asia Europe meeting), una due giorni che ha visto arrivare nel capoluogo lombardo oltre 50 Capi di Stato e delegazioni straniere. Dal punto di vista della viabilità, se doveva essere una prova generale in vista di Expo, non è andata molto bene. Dal punto di vista della sicurezza, invece, tutto è stato inappuntabile. Gli uomini dell’Arma milanese hanno assicurato la vigilanza al Centro congressi Mico del Portello, sede degli incontri, agli alberghi dove hanno alloggiato le delegazioni, alle sedi istituzionali e alle vetture delle autorità nazionali e straniere e delle loro delegazioni. Complessivamente si è trattato di duemila servizi di scorta, 1.100 servizi di staffetta e viabilità, 550 servizi che hanno visto la partecipazione di personale dei reparti specializzati (Unità cinofile, team artificieri anti-sabotaggio e tiratori scelti), con l’impiego complessivo di 9mila carabinieri, tremila dei quali sono stati forniti dall’Arma territoriale.

17 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views