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Oggi l’apertura del testamento di Bernardo Caprotti: eredi pronti allo scontro

Oggi pomeriggio a Milano è attesa l’apertura del testamento di Bernardo Caprotti, il patron di Esselunga scomparso lo scorso venerdì a 90 anni. In ansia gli eredi dell’imprenditore, la cui famiglia è divisa in due: da una parte la moglie e la figlia Marina, dall’altra i figli del primo matrimonio Giuseppe e Violetta.
A cura di F.L.
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È attesa per oggi pomeriggio l'apertura del testamento di Bernardo Caprotti, il fondatore della catena di supermercati Esselunga scomparso lo scorso venerdì all'età di 90 anni. Nello studio del notaio Carlo Marchetti, in via Agnello a Milano, gli eredi dell'imprenditore si presenteranno uno alla volta, in maniera da evitare scene imbarazzanti. La famiglia del patron di Esselunga è difatti divisa in due: da una parte ci sono la moglie Giuliana Albera e la figlia Marina, dall'altra i due figli del primo matrimonio Giuseppe e Violetta, protagonisti di una lunga battaglia giudiziaria con il padre per il controllo delle azioni del gruppo: lo scorso febbraio la Cassazione aveva dato definitivamente ragione a Bernardo Caprotti.

La scomparsa dell'imprenditore, avvenuta alla soglia dei 91 anni, rischia di rimescolare le carte sul futuro del gruppo. Nell'ultimo periodo Caprotti aveva dato mandato alla banca d'affari americana Citigroup per cercare di trovare un acquirente per l'impero Esselunga, proprio al fine di evitare una "lotta di successione" tra i figli. Ma per vendere serve che tutti i rami della famiglia siano d'accordo. Secondo la legge la moglie Giuliana dovrebbe ottenere il 25 per cento del patrimonio e i tre figli il 16,7 per cento ciascuno. L'eredità da spartire ammonta a circa 6 miliardi, solo relativamente all'azienda e agli immobili ad essa legati.

A essere col fiato sospeso non sono solo i parenti di Caprotti, ma soprattutto i circa 22mila dipendenti del gruppo Esselunga, che sperano che la scomparsa del patron non influisca negativamente sulle sorti del suo impero, partito dal primo supermercato in viale Regina Elena, a Milano, aperto nel 1957.

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