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Non ha pubblicato in tempo i suoi redditi online: multata per mille euro l’assessore Cocco

L’Anac ha multato per mille euro Roberta Cocco, assessore alla Trasformazione digitale del Comune di Milano. L’assessore non aveva pubblicato nei tempi previsti dalla legge i propri redditi online sul sito del Comune. Quando si era messa in regola è incorsa prima in un errore, e poi è stata accusata di conflitto di interessi: è infatti proprietaria di 3,8 milioni di dollari in azioni Microsoft, azienda della quale è dipendente in aspettativa.
A cura di Francesco Loiacono
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Si arricchisce con una multa da mille euro comminata dall'Anac il "caso" legato all'assessore di Milano Roberta Cocco. La titolare dell'assessorato alla Trasformazione digitale, manager di Microsoft in aspettativa, era finita al centro di una bufera politica per essersi a lungo rifiutata di pubblicare online i propri redditi, nonostante la norma sulla trasparenza per gli amministratori pubblici glielo imponesse.

L'errore nella pubblicazione dei redditi

Solo in seguito alle polemiche dell'opposizione a Palazzo Marino, in particolare dei Cinque stelle, e alle pressioni dello stesso sindaco Beppe Sala, l'assessore aveva pubblicato i propri redditi relativi all'anno 2015, quindi l'anno prima di insediarsi a Palazzo Marino. La pubblicazione non aveva però fatto cessare le polemiche, anzi: l'assessore aveva prima compiuto un errore nella compilazione, sottostimando di molto il valore delle sue partecipazioni in Microsoft. Poi, quando aveva corretto l'errore, dai banchi dell'opposizione in molti erano insorti per via di un possibile conflitto di interesse tra l'assessore e l'azienda di Redmond. La Cocco è risultata infatti essere titolare di azioni Microsoft per circa 3,8 milioni di dollari, e l'azienda fondata da Bill Gates e Paul Allen è un fornitore del Comune di Milano. Una doppia circostanza che secondo molti configurava un palese conflitto di interesse e che aveva portato il M5s a chiedere le dimissioni della Cocco.

La mozione di censura bocciata

L'opposizione in Consiglio comunale aveva presentato una mozione di censura contro l'assessore, che è stata però respinta in blocco dalla maggioranza. La circostanza ha alimentato ulteriori polemiche dal momento che il voto era avvenuto a porte chiuse, in uno spirito contrario alla trasparenza professata dalla giunta Sala. L'assessore comunque si era giustificata nel pieno della bufera che la riguardava con una lettera aperta: "L'amministrazione comunale affida i suoi incarichi attraverso il lavoro degli uffici ed in applicazione delle norme vigenti, utilizzando lo strumento della gara quando previsto. L'autorità politica fa un altro mestiere, che è quello della programmazione dell'attività amministrativa e dell'individuazione degli obiettivi. Questa differenza di ruoli deve essere compresa da tutti, altrimenti ogni persona con una storia professionale finisce per essere incompatibile con incarichi di governo della città", aveva scritto Cocco, aggiungendo: "Noi dobbiamo salvaguardare, in primo luogo a Milano, la possibilità per chi viene dal mondo delle aziende e delle professioni di accettare incarichi pubblici, perché questa è la più solida tradizione ambrosiana e ciò che offre alla sfida della contemporaneità strumenti competitivi, soprattutto in campi come quelli oggetto della mia delega. Questa competenza deve naturalmente essere messa al servizio di processi chiari e trasparenti, condotti dagli uffici del Comune e dalle persone competenti e oneste che vi lavorano".

La multa dell'Anac

L'ultima puntata (per il momento) della "telenovela" legata all'assessore è arrivata negli scorsi giorni, con la multa comminata dall'Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. L'assessore Cocco ha infatti pubblicato i suoi redditi con colpevole ritardo rispetto ai tempi stabiliti per legge: "Entro tre mesi dall'elezione o dalla nomina". Adesso, come riporta il quotidiano "La Repubblica", Roberta Cocco avrà 60 giorni di tempo per pagare la multa oppure, entro 30 giorni, dovrà produrre una memoria difensiva: se sceglierà questa seconda strada il procedimento aperto nei suoi confronti di chiuderà entro 120 giorni, ma nel caso la multa da pagare sarà più salata.

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