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No al referendum, Sala: “Per Milano non cambierà molto”. Le possibili ripercussioni

Con la vittoria del No al referendum e le dimissioni di Matteo Renzi cosa cambia per Milano? Il sindaco Sala in un’intervista afferma: “Qualunque governo avrà bisogno di Milano”. Ma sono tanti i progetti sui quali il primo cittadino poteva contare sull’impegno diretto di Renzi: dal trasferimento in città delle agenzie europee londinesi al dopo Expo.
A cura di Francesco Loiacono
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Il giorno dopo il referendum costituzionale, con il netto successo del No, il sindaco di Milano Beppe Sala si ritrova senza la sua sponda più importante: Matteo Renzi. Il segretario del Pd ha annunciato le sue dimissioni dopo la debacle (il No ha vinto sfiorando il 60 per cento), e gli scenari su chi andrà al governo sono diversi. Il capoluogo lombardo rischia di pagare il dazio più pesante dopo l'esito del voto perché è una città "renziana": la dimostrazione è che in città, in controtendenza rispetto al resto d'Italia, il fronte del Sì ha prevalso, seppure di pochi voti.

Il dopo Expo, le agenzie europee: le questioni in campo

Milano città renziana, dunque (lo è, tra gli altri, la vicesindaca Anna Scavuzzo), guarda con apprensione al dopo Renzi. Non si tratta solo di scenari politici, ma di questioni concrete che riguardano il futuro prossimo della città. Perché importanti "dialoghi" con il governo sono (erano?) aperti col governo sul futuro dell'area Expo, con lo Human Technopole e il campus della Statale, sul trasferimento a Milano di una delle agenzie europee con sede a Londra (l'autorità bancaria o quella sui farmaci, Eba ed Ema) e sul prolungamento della metropolitana (linee M5 e M1) fino a Monza.

Queste sembrano le questioni più urgenti, sulle quali Renzi aveva preso impegni, in alcuni casi garantito già lo stanziamento di fondi (attraverso il Patto per Milano). Ma che ora potrebbero risentire dell'instabilità che si respira a Roma.

Sala: "Qualunque governo avrà bisogno di Milano". Ma c'è qualche timore

A confermare che tra i corridoi di Palazzo Marino serpeggi qualche timore è lo stesso sindaco, Beppe Sala. In un'intervista al quotidiano "La Repubblica", al di là della consueta diplomazia e delle rassicurazioni di facciata, Sala lascia trapelare a tratti un po' di incertezza: "Certo che bisogna capire cosa accadrà adesso, e dobbiamo aspettare il passaggio del premier dal presidente della Repubblica. Ma vorrà dire che dovremo impegnarci ancora di più per essere certi che quello che abbiamo iniziato a costruire vada avanti, dovremo tenere un ritmo ancora più serrato", dice Sala alla giornalista che lo ha intervistato, Oriana Liso. E alla domanda se il "patto per Milano" possa essere a rischio risponde: "Non credo ci sia questo rischio, anche perché la traduzione di quella firma, che non era soltanto simbolica, è già partita. Il Cipe ha destinato i fondi al Patto per Milano, il progetto Human Technopole sta prendendo forma: non può essere un cambio di governo a scardinare tutto. Ma stiamo a vedere cosa accade adesso, non possiamo dare nulla per scontato".

Non manca, comunque, la consueta dose di "orgoglio meneghino" che contraddistingue il primo cittadino milanese fin dai tempi dell'Expo: "Per Milano non credo possa cambiare molto. Perché se è vero che Milano ha bisogno del governo – di un governo – per realizzare i grandi progetti che stiamo mettendo in campo, è altrettanto vero che qualunque governo avrà bisogno di Milano, della sua spinta innovativa, della sua attrattività anche sulla scena internazionale come motore del Paese".

Parole che suonano più come un auspicio. Perché è vero che Milano può continuare a trainare il Paese, e che il Paese non può fare a meno della sua spinta. Ma, giusto per fare un esempio concreto, è difficile che con un governo "antieuropeo" (targato Matteo Salvini, ad esempio) Milano possa candidarsi seriamente a ospitare una delle agenzie europee londinesi. Non resta che attendere cosa succederà a Roma nei prossimi giorni.

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