220 CONDIVISIONI

‘Ndrangheta a Milano, arrestati un chirurgo plastico del Niguarda e un imprenditore

Due professionisti, un chirurgo plastico in servizio all’ospedale Niguarda e un imprenditore, sono finiti in manette con l’accusa di associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti facevano parte della “locale” di ‘ndrangheta di Desio, in provincia di Monza e Brianza, riscuotendo crediti per conto di altri affiliati detenuti. Le indagini sono state coordinate dalla Dda di Milano.
A cura di Francesco Loiacono
220 CONDIVISIONI
Immagine

Due insospettabili professionisti sono finiti in manette nell'ambito di un'operazione antimafia condotta dalla squadra mobile di Milano con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo. Ad essere arrestati, con l'accusa di associazione mafiosa, sono stati un chirurgo plastico di 42 anni e un imprenditore 40enne, titolare di una ditta di autodemolizioni con sede a Desio, in provincia di Monza e Brianza. Secondo gli inquirenti, i due arrestati farebbero parte proprio della "locale" di ‘ndrangheta della cittadina brianzola.

I due riscuotevano crediti per gli altri affiliati alla ‘ndrina

Le lunghe indagini condotte dagli inquirenti hanno fatto emergere che i due professionisti provvedevano al sostentamento di altri affiliati alla ‘ndrina al momento in carcere, riscuotendo per conto loro crediti maturati con l'attività criminale. Il medico finito in manette, secondo quanto emerso dall'indagine, sfruttava la propria professione per prestare assistenza agli altri affiliati e informarli. Le ordinanze di custodia cautelare per i due arrestati sono state firmate dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano.

Chi sono i due arrestati

Il chirurgo plastico finito in manette, A.S., è un dirigente dell'ospedale milanese di Niguarda. Parente di una famiglia malavitosa coinvolta nell'operazione Infinito, oltre ad agire come informatore e consigliere della "locale" di ‘ndrangheta di Desio, che secondo gli inquirenti fa riferimento alla famiglia Iamonte-Moscato di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), si sarebbe anche occupato in alcuni casi specifici degli affari della cosca, utilizzando in qualche circostanza tipici metodi mafiosi per la riscossione dei crediti. L'altro arrestato, I.M., avrebbe invece svolto un fondamentale compito di intermediazione tra la ‘ndrangheta e Cosa Nostra per la risoluzione di alcuni contrasti. Entrambi gli arrestati parlavano in codice utilizzando termini delle rispettive professioni: il chirurgo usava termini come "ricette o referti medici", mentre il titolare della ditta di autodemolizioni parlava di "gomme o ricambi" per non destare sospetti. Precauzioni che però si sono rivelate inutili.

220 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views