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Monza, riammesso il ragazzo gay che era stato escluso dalla scuola cattolica

È stato riammesso a scuola il ragazzo gay di 16 anni che, secondo i suoi genitori, era stato discriminato per il suo orientamento sessuale da una scuola cattolica di Monza. Dall’istituto avevano precisato che la mancata iscrizione era dovuta a un ritardo nella presentazione della domanda. Poi il dietrofront: il 16enne potrà frequentare l’ultimo anno.
A cura di Francesco Loiacono
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Dopo le denunce dei genitori e le precisazioni della scuola arriva il dietrofront: il ragazzo gay di 16 anni che era stato escluso dalla scuola professionale Efop di Monza è stato riammesso. La decisione è stata presa dal presidente dell'Ente cattolico per la formazione professionale di via Manara, don Marco Oneta, dopo un confronto con il direttore dell'istituto Adriano Corioni. La vicenda è destinata a lasciare qualche strascico polemico, ma il futuro professionale del ragazzo sembra al sicuro: potrà frequentare il terzo e ultimo anno di corso di "sala da bar" assieme ai suoi compagni.

Il ragazzo già oggetto di presunte discriminazioni lo scorso anno

Le tappe della vicenda, in breve, sono le seguenti: il sedicenne già lo scorso anno era stato, secondo i suoi genitori, oggetto di discriminazioni perché gay. Anche allora la vicenda, dopo essere finita sui giornali, si era chiusa con la reintegrazione del ragazzo in classe. Quest'anno la nuova puntata: la mamma dell'adolescente ha detto di essersi vista rifiutare l'iscrizione del figlio a scuola, secondo lei come punizione per il clamore suscitato da suo figlio l'anno scorso. Dalla scuola hanno precisato che la non ammissione era dovuta solo al ritardo nella presentazione della richiesta di iscrizione. Una posizione che l'istituto continua a mantenere, e che è fonte degli ultimi screzi tra scuola e famiglia.

Da un lato infatti l'Efop in una nota afferma: "La famiglia del ragazzo non si è presentata all'incontro programmato per il giorno 24 giugno 2016 per i colloqui finali e per il rinnovo iscrizione per l'anno formativo in corso. Durante i mesi di giugno (la famiglia) non si è presentata di persona né ha chiamato al telefono. Non si è avuta nessuna richiesta se non una telefonata dello studente in segreteria, durante la quale il ragazzo ha chiesto alla segretaria con quale modalità avrebbe potuto iscriversi. La segretaria gli ha riferito di richiamare nei giorni successivi in quanto in Sede non erano presenti né la tutor né la docente di riferimento del settore".

Dall'altra parte la famiglia del ragazzo ribatte di aver telefonato più volte all'istituto. E l'avvocato della famiglia, Daniela Bertaggia, è pronta a dimostrarlo attraverso i tabulati telefonici. I genitori del 16enne cercano però di smorzare i toni: "Adesso non è il momento di fare polemica, finalmente vedremo nostro figlio tornare a sorridere", ha affermato la madre del ragazzo, Ionela Anisoara. Ma resta il sospetto che, se il caso non fosse arrivato sui giornali, la vicenda sarebbe andata diversamente: "Quando tutto si sarà calmato, però, voglio capire come mai è stato trovato il posto in aula a mio figlio solo dopo il putiferio che si è scatenato", ha affermato il padre del ragazzo.

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