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Milano, il M5s chiede ai cittadini di pagare le spese legali di un ricorso perso dai suoi attivisti. Pd all’attacco

Quattro cittadini milanesi, elettori del M5s, hanno perso un ricorso contro l’eleggibilità di Sala a sindaco di Milano e devono pagare 20mila euro di spese legali. Il M5s ha lanciato una raccolta fondi per aiutarli, scrivendo: “Crediamo che i cittadini debbano essere liberi di rivolgersi alla magistratura senza rischiare di essere condannati a pagare decine di migliaia di euro”. In tanti attaccano: “Così a rischio il principio di soccombenza”. E il segretario milanese del Pd Bussolati: “Perché non pagano i parlamentari e i consiglieri regionali 5 stelle?”.
A cura di Francesco Loiacono
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Il Movimento 5 stelle chiede soldi ai cittadini per pagare le spese legali che altri cittadini, attivisti del MoVimento, devono versare dopo aver perso un ricorso. Potrebbe essere riassunta così la nuova iniziativa del M5s, che a Milano, e non solo, sta facendo molto discutere soprattutto sui social network. Suscitando non poche polemiche per diversi aspetti. Il primo è legato al fatto che nella richiesta di aiuto che circola sulle bacheche di diversi profili legati al M5s (dal deputato Manlio Di Stefano ai consiglieri comunali Gianluca Corrado e Simone Sollazzo), non si fa riferimento al fatto che i quattro "concittadini milanesi" che hanno presentato il ricorso altri non siano che attivisti del Movimento. Uno, Francesco Maria "Franz" Forcolini (a cui è intestato il conto corrente dove effettuare le donazioni), si era anche presentato alle Comunarie per decidere il candidato sindaco dei pentastellati alle scorse amministrative milanesi.

Il secondo motivo è di natura più giuridica. Nella richiesta di aiuto del M5s si legge: "Crediamo che i cittadini debbano essere liberi di rivolgersi alla magistratura per accertare la legittimità di decisioni di interesse comune senza rischiare per questo di essere condannati a pagare decine di migliaia di euro". In tanti però hanno criticato questa affermazione, in contraddizione con il cosiddetto "principio di soccombenza" che sancisce in sostanza che chi ha torto in una causa debba pagare le spese legali. Un principio cardine dell'ordinamento giuridico, che garantisce in sostanza contro azioni legali scriteriate e senza alcun fondamento.

I ricorsi sulla ineleggibilità di Sala a sindaco

Nel caso in questione, il ricorso presentato dal "gruppo di cittadini" (tutti legati al Movimento) era sulla legittimità dell'elezione di Beppe Sala a sindaco di Milano. Una vicenda che era stata cavalcata durante la scorsa campagna elettorale dal M5s, che aveva cercato di percorrere la "via giudiziaria" per eliminare l'ex commissario unico di Expo dalla corsa per Palazzo Marino. Proprio le cariche ricoperte da Sala in Expo erano state il punto sul quale il M5s aveva fondato il proprio ricorso. O per meglio dire i propri ricorsi: visto che un primo, presentato al Tar durante la campagna elettorale, era stato giudicato inammissibile. L'allora candidato sindaco del M5s Gianluca Corrado aveva però commentato così la sentenza del tribunale amministrativo: "La sentenza del TAR è chiara, il nostro ricorso è inammissibile perchè Sala è ineleggibile e non incandidabile. Questo è il frutto delle assurde leggi italiane che permettono a Sala di candidarsi, ma immediatamente dopo di poter essere dichiarato ineleggibile, con la conseguente decadenza dalla carica di sindaco. Milano non merita questo sfregio, non merita un candidato zoppo con una tegola sulla testa, che rischia di portare i milanesi a votare di nuovo".

Le parole di Corrado avevano di fatto anticipato ciò che sarebbe avvenuto dopo l'elezione di Sala a primo cittadino di Milano. In quel frangente sono stati infatti i "cittadini" a presentare un ricorso, questa volta non sull'incandidabilità ma sulla ineleggibilità del sindaco. Anche in questo caso, però, il ricorso è stato respinto e i quattro proponenti condannati a risarcire 20mila euro di spese legali (già chiesti dal Comune, mentre Sala non si è ancora pronunciato). Da qui la richiesta di aiuto, presentata per primo dal deputato Di Stefano: "Un gruppo di cittadini si ritrova a dover pagare un debito sorto solo per la loro volontà di tutelare un interesse comune", si legge sulla bacheca dell'onorevole.

Bussolati (Pd): "Paghino parlamentari e consiglieri regionali 5 stelle"

Immediata la replica del segretario metropolitano del Pd Milano, Pietro Bussolati: "I 5 stelle fanno un ricorso senza senso, ingolfano il tribunale inutilmente e solo per una battaglia politica strumentale. Lo perdono e chiedono soldi ai cittadini. Ma perché non pagano i parlamentari e i consiglieri regionali 5 stelle?". Ancora più velenoso il commento dell'assessore all Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno: "Io non so cosa deciderà il Sindaco Sala in merito alle spese legali. Io so solo che se mai dovesse capitare a me una cosa del genere chiederei il risarcimento fino all'ultimo centesimo, e poi farei una robusta donazione a un centro di ricerca medica sui vaccini. Sperando che nel contempo un poco di intelligenza e di buonsenso abbiano vaccinato il Paese".

Il deputato Di Stefano, che sotto al suo post di raccolta fondi si è trovato molti commenti critici nei confronti dell'iniziativa, ha puntualizzato: "Non mi sembra di aver scritto di voler riformare l'ordinamento in materia di soccombenza ecc ecc…ho solo scritto una cosa ovvia: chi può/vuole può aiutare questi cittadini. Il resto sono chiacchiere".

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