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Milano, cartello contro i profughi in una trattoria di via Palazzi: “No camping”

Davanti a una trattoria di via Lazzaro Palazzi, a Milano, un ristoratore ha esposto un cartello con la scritta: “Via Palazzi non è un centro di accoglienza”. Nella zona, meta di molti profughi eritrei, alcuni commercianti hanno annunciato la nascita di un “comitato di liberazione” contro i bivacchi di migranti sui marciapiedi. Duro Mazzali (Sel): “Va stigmatizzato da tutti i punti di vista. Parliamo di persone, non di cose”.
A cura di Francesco Loiacono
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Il cartello all'esterno della trattoria di via Lazzaro Palazzi (Facebook)
Il cartello all'esterno della trattoria di via Lazzaro Palazzi (Facebook)

Ancora un cartello discutibile. Ancora una volta esposto da un ristoratore milanese che, al posto del menu, ha scelto di comunicare con una lavagnetta all'esterno dal suo locale un proprio personale disagio. Destinato anche stavolta a far discutere. Dopo il caso della trattoria dell'Arco della pace che non voleva dar da mangiare agli indiani in solidarietà con i marò, sempre un altro locale di Milano, questa volta in via Lazzaro Palazzi (zona Porta Venezia) ha esposto una lavagnetta con la scritta: "Via palazzi non è un centro d'accoglienza, è una via italiana. No camping". La scritta si chiude con la parola "Africa" e un'altra che non si legge bene a causa del taglio della foto (potrebbe essere "Walk").

Milano, cartello contro i profughi in una trattoria di via Palazzi: "No camping"

Il cartello descrive bene il clima che si sta respirando ormai da anni nel quartiere, un elegante dedalo di vie nei pressi di quello che anticamente era il Lazzaretto di Milano. Un quartiere che è divenuto il centro della presenza di profughi specialmente di nazionalità eritrea, che rifiutano l'assistenza degli operatori del Comune e del terzo settore per cercare sistemazioni, anche di fortuna, nella zona, dove la presenza di loro connazionali è molto marcata.

I commercianti lanciano il "Comitato di Liberazione di Porta Venezia"

In passato ci sono stati anche momenti di vera e propria emergenza, con centinaia di persone sistemate in sacchi a pelo nei giardinetti lungo via Vittorio Veneto. Oggi la situazione sembra però essere più tranquilla. Un'apparenza che alcuni commercianti e residenti della zona contestano fortemente. Sono loro ad aver annunciato qualche giorno fa la costituzione di un "Comitato di Liberazione Porta Venezia" contro la presenza di profughi sui marciapiedi. Il comitato, di cui fa parte anche Luca Longo, portavoce dell'associazione di commercianti Asscomm Porta Venezia – ha scritto una lettera al prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca chiedendo, tra le varie cose, l'istituzione di un presidio fisso delle forze dell'ordine nella zona, dove i residenti denunciano un incremento dei reati. Il prefetto si è detto disponibile a un incontro con il comitato, per valutare assieme una strategia per risolvere le problematiche denunciate, che in prefettura sembrano conoscere bene.

Dura replica di Mazzali (Sel): "Stiamo parlando di persone, non di cose"

D'altro canto, ad aver preso una dura posizione contro la notizia del sedicente comitato di liberazione è stato il consigliere comunale di Sel Mirko Mazzali. Anche lui ha chiesto l'intervento del prefetto, ma per valutare la legittimità dell'organismo: "Quando si fanno atti, cartelli o comitati che siano, che tendono a liberarsi di persone, siamo in presenza di condotte non consentite dal nostro ordinamento, che vanno stigmatizzate da tutti i punti di vista", spiega l'avvocato Mazzali a Fanpage. In merito alle criticità del quartiere il consigliere di Sel puntualizza: "Se ci sono situazioni di disagio hanno ovviamente diritto di lamentarsi, ma non di fare un ‘comitato di liberazione'. Il Comune sta facendo molto intervenendo con la Polizia locale. Tenete conto che però stiamo parlando di persone, non di cose".

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