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Milano, 350 profughi al lavoro per la giornata di Legambiente: puliti giardini e aiuole

Oltre 350 richiedenti asilo che soggiornano a Milano sono scesi in strada, oggi, per ripulire aiuole, giardini e aree verdi della città. L’assessore Majorino: “Vogliamo stringere con loro il patto che in cambio dell’accoglienza, con il nostro sostegno, si partecipi ad azioni utili per sé e per la collettività”. Uno dei migranti: “È come tenere la propria casa pulita”.
A cura di Francesco Loiacono
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Un modo per favorire l'integrazione dei migranti arrivati in città. E per colmare la distanza che separa alcuni cittadini milanesi dai profughi. Questo l'obiettivo dell'iniziativa che oggi ha visto al lavoro 350 richiedenti asilo che vivono a Milano, impegnati a ripulire giardini, aiuole e piazzette lungo il Naviglio Martesana, in piazzetta Greco e nei quartieri Quarto Oggiaro e Gratosoglio. L'occasione è stata fornita dall'iniziativa "Puliamo il mondo" di Legambiente. Ma l'esperienza verrà presto ripetuta: "Da domenica 16 ottobre, ogni settimana, saremo nei parchi della città per la raccolta delle foglie e per altri interventi antidegrado e da novembre i richiedenti asilo saranno impegnati nella consegna dei pasti a domicilio degli anziani", ha affermato l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino.

Majorino: "Giornata importante per Milano"

Quella di oggi è una giornata importante per Milano, che ad oggi ospita circa 3.500 migranti censiti. Ne è consapevole Majorino: "Vogliamo stringere con loro il patto che in cambio dell’accoglienza, con il nostro sostegno, si partecipi ad azioni utili per sé e per la collettività". Un patto che era stato sollecitato anche dal sindaco Beppe Sala in una recente lettera sui temi dell'accoglienza e dell'integrazione inviata al governo.

Uno dei migranti: "È come tenere la propria casa pulita"

A scendere in strada oggi, armati di ramazze e sacchi della spazzatura, sono stati giovani e meno giovani, tra i 20 e i 45 anni di età. Con entusiasmo hanno indossato la pettorina gialla di Legambiente, liberando da foglie, mozziconi di sigaretta e cartacce le aree verdi intorno ai centri dove sono accolti: "È come tenere la propria casa pulita", ha detto uno di loro. Parole simboliche che testimoniano più di ogni altra cosa l'attaccamento al nostro Paese da parte di gente fuggita da guerre e povertà. Accoglierli, spesso con malcelata sopportazione, non basta: bisogna capire quanto prima che sono parte integrante dell'Italia di oggi, e soprattutto del futuro.

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