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Maxi truffa sulle case vacanza: appartamenti inesistenti o già occupati, 600 vittime

La polizia postale di Milano ha scoperto una maxi-truffa sulle casa vacanza portata avanti da un’organizzazione criminale con a capo due fratelli milanesi. Ventidue le persone denunciate: affittavano a ignari turisti case vacanza inesistenti o con all’interno i proprietari. Circa 600 le persone truffate.
A cura di Francesco Loiacono
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Immaginate di prenotare una casa per le vacanze online. Di imbarcarvi in un lungo viaggio e poi, una volta giunti a destinazione, scoprire che l'appartamento che avete prenotato è inesistente. O è già occupato da altre persone, magari i proprietari, ignari che la loro abitazione sia stata affittata. Quello che è un vero e proprio incubo per tutti i turisti si è materializzato per circa 600 persone, rimaste vittime di una maxi-truffa scoperta dalla polizia postale di Milano.

Gli agenti hanno sgominato un'organizzazione criminale composta da 22 persone, che sono state tutte denunciate. A capo della struttura c'era un gruppo di cittadini italiani tra cui due fratelli milanesi, ritenuti i capi e promotori dell’associazione. Erano loro a inserire progressivamente gli annunci di affitto su diversi portali online, tutti legittimamente operanti nel settore immobiliare. I capi poi seguivano le trattative telefoniche con le vittime e, infine, incassavano i proventi della frode.

Il secondo gruppo era invece composto da cittadini rumeni, che si occupavano di procacciare numerosi prestanome che, previo compenso, attivavano conti correnti presso istituti bancari situati nel territorio lombardo e ligure. In questa maniera potevano disporre delle carte di pagamento per far confluire i proventi illeciti, che secondo le indagini della polizia postale ammontano a 350mila euro.

Il terzo gruppo, infine, rappresentava la "manovalanza" dei primi due: era composto dai "prestanome", cittadini italiani e stranieri che dietro un corrispettivo si recavano presso le banche per attivare quanti più conti correnti possibili, fornendo successivamente ai promotori i codici dispositivi per i servizi di home banking e le tessere bancomat necessarie al prelievo. Per ogni operazione effettuata potevano incassare dai 200 ai 700 euro.

In totale sono 254 i casi accertati dalla polizia postale (a fronte di circa 600 parti lese, ma non tutte hanno denunciato). I criminali proponevano alle loro vittime appartamenti situati in prestigiose località balneari come Rimini, Riccione, Alassio, Gallipoli ma anche nelle note zone sciistiche di Courmayeur, Livigno e Bormio. Una volta giunte sul posto le persone scoprivano che le abitazioni erano inesistenti o di proprietari ignari delle operazioni di locazione.

Il pagamento avveniva mediante bonifico bancario verso un interlocutore di nazionalità italiana, spesso con l’accento del nord Italia per rassicurare le vittime. Per rassicurare le vittime, all’atto della prenotazione gli indagati inviavano agli interessati anche un finto contratto di locazione, allegando i documenti d’identità dei finti proponenti. Il gruppo effettuava anche sopralluoghi nelle località dove si trovavano le case vacanza (in una intercettazione ripetevano "Mi trovo a Gallipoli dove li abbiamo truffati tutti"), in maniera da poter fornire dettagli e informazioni anche su ristoranti e altre attrazioni.

Le indagini sono partite delle denunce di alcune vittime che avevano affittato appartamenti per le festività natalizie. L'attività è proseguita con indagini sulle connessioni internet e sugli account email degli indagati, oltre alle tradizionali attività di osservazione e pedinamento nei confronti dei due fratelli milanesi.

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