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Mattarella concede la grazia a Monella, l’uomo che sparò a un ladro

Il Presidente della Repubblica concede la grazia parziale di 2 anni ad Antonio Monella, l’uomo di Arzago d’Adda condannato a 6 anni e 2 mesi per omicidio volontario: aveva ucciso un rapinatore scoperto a rubargli lauto sotto casa.
A cura di Redazione Milano
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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto di grazia parziale (2 anni di carcere) nei confronti di Antonio Monella , l'uomo finito in carcere per aver ucciso un rapinatore che gli stava rubando l'auto sotto casa. Mattarella ha deciso ai sensi di quanto previsto dall'articolo 87 comma 11 della Costituzione. Monella, 55 anni, di Arzago d'Adda (Bergamo), era in carcere da quasi un anno, condannato a 6 anni e 2 mesi per omicidio volontario, senza il dolo intenzionale.
"La decisione tiene conto del parere favorevole formulato dal ministro della Giustizia a conclusione della prevista istruttoria" si legge in una nota del Quirinale, nella quale viene ricordato che "Monella è stato condannato in via definitiva alla pena di sei anni, due mesi e venti giorni di reclusione con sentenza della Corte di Assise di Appello di Brescia del 29 giugno 2012, confermata il 25 febbraio 2014, per il delitto di omicidio volontario".

La storia di Antonio Montella

Monella era in carcere per omicidio volontario dal 2014. Nel 2013 aveva sparato ai ladri in casa sua sparò loro mentre si davano alla fuga trafugando la sua auto. Del suo caso si era occupato dalle colonne de Il Giornale, Vittorio Feltri. Ora, la decisione di Mattarella: "Per effetto del provvedimento del capo dello Stato – sottolinea il comunicato della Presidenza della Repubblica – all'interessato rimarrà da espiare una pena residua inferiore a tre anni. Essa rientra dunque nell'ambito di applicabilità dell'istituto dell'affidamento in prova al servizio sociale (art. 47 dell'Ordinamento penitenziario). Nel valutare la domanda di grazia presentata da Monella il capo dello Stato ha tenuto conto del comportamento positivo tenuto dal condannato durante la detenzione (iniziata l'8 settembre del 2014) e della circostanza che il percorso di educazione sino a ora compiuto potrebbe utilmente proseguire – se la competente Autorità giudiziaria ne ravvisasse i presupposti – con l'applicazione di misure alternative al carcere".

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