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Lo “schiaffo” di Bernardo Caprotti a Milano: cancellate le donazioni alla Gam

Nel suo testamento il fondatore di Esselunga, scomparso lo scorso venerdì, ha deciso di cancellare le donazioni previste alla Galleria d’arte moderna di Milano, città che ha già deciso di dedicargli una via o un parco. Un olio di Manet finisce al Louvre, altri dipinti a moglie, figli e nipoti.
A cura di Francesco Loiacono
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Vicino a Milano (ad Albiate, comune passato nel 2004 in provincia di Monza e Brianza) è nato, nel 1925. E nel capoluogo lombardo, nel 1957, ha aperto il primo di una lunga serie di supermercati, che avrebbero poi portato alla creazione dell'impero Esselunga da 22mila dipendenti. Eppure Bernardo Caprotti, nel suo testamento, ha dato uno "schiaffo" finale a una città così importante per lui. Città che, pur tra qualche polemica, lo ha già omaggiato (all'imprenditore saranno dedicati una via o un parco) e potrebbe omaggiarlo ulteriormente, assegnandogli la massima onorificenza cittadina, l'Ambrogino d'Oro alla memoria.

Un dipinto a olio di Manet finisce al Louvre

Nelle sue ultime volontà – 13 paginette riportate dal quotidiano "La Repubblica" – oltre alla spartizione delle holding e dei suoi beni tra i membri della sua famiglia, verso la fine si leggono parole di fuoco nei confronti di alcune istituzioni culturali cittadine: "Avendo donato alla Pinacoteca Ambrosiana un dipinto di scuola leonardesca di possibile grande interesse ed ingente valore, ed avendo da ciò ottenuto un'esperienza molto negativa, fino al dileggio degli studiosi ed esperti dell'istituzione medesima – si legge nel testo – cancello le donazioni previste alla Galleria d'arte moderna di Milano".

Non solo: un prezioso dipinto ad olio di Manet, "La vergine col coniglio bianco", viene donato al museo del Louvre, con "l'onere che venga esposto accanto al Tiziano originale". Altri quadri vengono invece divisi tra la moglie Giuliana, la figlia Marina e i nipoti. A Milano non resta niente: chissà come la prenderanno i milanesi.

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